“Qual è l’interesse di chiudere un’attività sportiva? Uno dovrebbe essere patologicamente pazzo”. Sono parole dette dall’assessore capitolino allo sport Alessandro Onorato. Parole giustissime, se solo corrispondessero poi a fatti concreti. Ma la realtà a Roma è ben diversa. Lo dimostra non solo quello che sta succedendo a Ostia, dove si sta letteralmente uccidendo una squadra storica, l’Ostiamare, ma anche in altri quartieri di Roma.
E a Roma a mostrare questa cruda realtà è il consigliere regionale Enrico Cavallari, che – insieme alla pagina Facebook “Dillo noi Roma – ha iniziato il tour dei campi sportivi abbandonati. Si parte dalla zona di Vigne Nuove, nella periferia nord della città, nel III Municipio. Lo stadio è il Sacerdoti, in via Flaviano, dove giocava l’Atletico Vescovio. Calcio, calciotto, calcio a 5. Adesso solo erba altissima, sterpaglie e degrado.
Primo di una lunga serie di campi abbandonati
“Ci dispiace – afferma Cavallari – che l’assessore vada a dire ai cittadini che il Comune sia in grado di tenere aperti gli impianti sportivi e che abbia le risorse economiche per farlo. Questo che mostriamo è un esempio, ma è solo il primo di una lunga serie. Faremo infatti un lungo tour per la città. E’ un peccato che i campi sportivi vengano chiusi e si riducano in questo stato, perché lo sport è fondamentale per la crescita dei nostri bambini, per l’inclusione sociale e per il benessere. Senza contare che potrebbe essere anche un elemento di sicurezza, perché qui la notte è tutto spento. E avere le luci del campo accese fino a mezzanotte o l’una sarebbe sicuramente un deterrente per chi delinque e una sicurezza in più per i cittadini. Invece è tutto abbandonato. E a una certa ora diventa difficile anche camminare in queste strade. Questa è la dimostrazione che a Roma non c’è attenzione allo sport e soprattutto all’impiantistica sportiva”.
La vicenda Ostiamare
Diversa, ma con esito che potrebbe essere uguale, la vicenda che vede coinvolto l’Ostiamare e, di riflesso, il Morandi Calcio. L’impianto di via Giovanni Amenduni, infatti, è al centro di una diatriba a causa della mancanza dell’autorizzazione al pubblico spettacolo. Il documento, infatti, è risultato essere falso: l’autorizzazione n. 180 consegnata alla FIGC l’estate dello scorso anno apparteneva in realtà all’evento “Roma è di moda”, svolta in piazza Augusto Imperatore il 16 settembre del 2021. Un evento una tantum e non certo un’autorizzazione al pubblico spettacolo permanente.
Ma, nel frattempo, l’Ostiamare cambia proprietario: Lardone vende la società per la “modica” cifra di 1.700.000 euro alla famiglia Di Paolo. “Il 28 gennaio – spiega Di Paolo – alle ore 10:00 faccio il passaggio davanti al notaio. Sei ore dopo mi arriva una Pec dal Comune di Roma, che mi informa che nell’impianto ci sono delle irregolarità, perché manca l’autorizzazione al pubblico spettacolo. Io rispondo che non è possibile, che i documenti ci sono tutti. Ma quando poi li andiamo a vedere scopriamo che l’autorizzazione al Pubblico Spettacolo non è regolare”. Fino a quel momento la squadra aveva sempre giocato a porte aperte, alla presenza non solo del pubblico, ma anche delle forze di polizia adibite ai controlli.
Gli abusi
Si parla inoltre di abusi, fatti precedentemente all’acquisto. Di Paolo chiede di poterli sanare, presentando un cronoprogramma. Il Comune di Roma accetta, ma poi tutto si ferma. E qui il “mistero”. L’assessore Alessandro Onorato dà la colpa al presidente Di Paolo, dicendo che l’amministrazione comunale ha risposto subito alle sue richieste, fatte a giugno e ad agosto. Il 3 giugno 2022 viene consegnato per la prima volta il progetto da Di Paolo, poi riconsegnato con ulteriori integrazioni nelle date del 14 giugno e il 3 agosto. Date, secondo l’assessore Onorato, cui il Comune si fa trovare pronto a raccogliere i documenti dell’Ostiamare. e risponde in meno di 24 ore, bloccando la decadenza della concessione. Sempre sentendo l’Assessore allo Sport di Roma, il Presidente dell’Ostiamare non avrebbe incominciato i lavori per la risoluzione degli abusi edilizi nell’Anco Marzio: nel mese di settembre, a seguito di controlli sarebbero infatti mancati i lavori legati alla rimozione dei locali adibiti ai bagni, lo smontaggio della tribuna e dei campi da padel, più altre strutture situate sull’area dell’Anco Marzio.
“Mai avuti i permessi per fare i lavori”
Ma, sentendo invece la versione del Presidente Di Paolo, le cose stanno ben diversamente: il Comune non ha mai dato i permessi per fare i lavori per la risoluzione degli abusi edilizi esistenti. Per questo tali lavori non sarebbero mai iniziati. Iniziato, invece, lo smontaggio della tribuna, come voluto dal Comune di Roma. “Questo porterà pian piano alla morte della società”, afferma il Presidente della squadra. “L’Ostiamare, inteso come squadra, è stato comprato da me, non è del Comune: io avrò sicuramente fatto un cattivo affare, ma non per questo devono rimetterci gli atleti e tutti i cittadini di Ostia. Non ho chiesto aiuti economici, ma solo di venirmi incontro con le autorizzazioni, in modo da poter fare i lavori ed essere in regola. Se c’è qualcuno che ha truffato, di certo non sono io”.
Se Di Paolo, dopo l’enorme investimento fatto, dovesse mollare, anche l’Anco Marzio potrebbe diventare un’altra cattedrale nel deserto, in un territorio già difficile come quello di Ostia. E l’atteggiamento di una parte dell’amministrazione comunale, purtroppo, sembra proprio tendere a questo. Perché? Qual è il motivo? Perché per anni si è consentito di far giocare a porte aperte, pur con gli abusi? E perché adesso, che si è scoperto che esiste un documento falsificato sicuramente da qualcuno che non può essere legato alla nuova gestione, si fanno scontare le colpe a loro? Davvero si vogliono altri campi abbandonati e atleti senza posti in cui giocare?
Ostiamare, iniziato lo smontaggio della tribuna allo stadio Anco Marzio