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Civitavecchia, caccia abusiva alla Castellina. Minacciata azienda agricola: ”Ci hanno sparato addosso” (FOTO – VIDEO)

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Civitavecchia. Un luogo idilliaco, immerso nel verde, dove gli animali pascolano felici e in tutta sicurezza. Alle spalle c’è un team di persone con una vera vocazione per il loro lavoro, e soprattutto per la legalità. Un esempio di imprenditoria verde, sana, moderna e appassionata del territorio. Ma su tutto questo c’è un’ombra, che da tempo continua a perturbare quella zona, e oggi ancora di più. Lì, infatti, alla Castellina del Marangone, sito importante anche dal punto di vista archeologico, nel Comune di Civitavecchia, i cacciatori la fanno da padrone, e la gente ha paura, forse, di parlare troppo.

La piaga della caccia abusiva alla Castellina del Marangone: il caso dell’Azienda Santo Spirito

Le persone lasciano fare, assopiti da pratiche che si consumano in una zona grigia della legalità. E, poi, c’è un altro elemento: l’azienda di cui parliamo, l’Azienda Agricola Santo Spirito, ha una vocazione vegana, è animalista e si preoccupa di preservare continuamente la fauna locale, spesso fungendo anche da centro di accoglienza per gli animali impauriti, feriti o in difficoltà. Ed ecco, allora, le ragioni delle continue tensioni con i cacciatori locali che svolgono la loro attività nelle zone limitrofe, in aperto dissidio con gli animalisti e il loro modo di vedere le cose. ”Abbiamo ricevuto diverse minacce: che ci avrebbero dato fuoco, che avrebbero ammazzato i nostri animali, e altro ancora” – ci dice il dottor Massimiliano Straffi, parte integrante del team di lavoro dell’azienda, tra cui diversi volontari, il quale ha deciso di raccontarci cosa è successo nella giornata di ieri, giorno in cui si è raggiunto l’apice di un clima di tensione e guerra continue. 

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Il racconto di Massimiliano: ”Minacce continue, hanno sparato verso di noi!”

”Noi siamo animalisti, vegetariani e vegani, i cittadini del posto sono contenti, anche perché stiamo bonificando diverse aree. Ma i cacciatori della zona sono infastiditi, ci fanno la guerra continuamente e su tutti i livelli.” Poi, Massimiliano, inizia col raccontarci cosa è accaduto nella giornata di ieri: ”Ieri stavamo lavorando in un’area lontana dal centro aziendale, quando un operaio ci ha chiamati all’improvviso per una fuga di cavalli verso il bosco circostante, bosco di pascolo pubblico – aggiunge Massimiliano – e così siamo corsi sul posto per recuperarli. Quando ci siamo avvicinati, i cacciatori stavano già sparando contro alcuni cinghiali. Ma il lunedì non si può fare la caccia al cinghiale, me lo ha detto la Regione, è interdetta. Nonostante ciò, loro sparavano. E quel che è peggio, è che lo hanno continuato a fare anche quando ci siamo avvicinati, segnalando ed urlando la nostra posizione. Eravamo all’incirca a 50 metri. E hanno ucciso un cinghiale sotto i nostri occhi, sparando diversi colpi per abbatterlo. Altri colpi, invece, andavano nella nostra direzione. Per miracolo non è successo niente, anche perché un fucile a pallettoni, a quella distanza può uccidere. Inoltre, è un’area in cui è proibito fare caccia di gruppo. Abbiamo avuto paura.”

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”Pericolo per turisti, escursionisti e passanti”

Un racconto agghiacciante. Non solo i cacciatori avrebbero sparato a meno di 150 metri dalle attività d’azienda, ma lo avrebbero fatto in un giorno in cui la caccia al cinghiale è interdetta e, soprattutto, anche in presenza di esseri umani che segnalavano la loro posizione, urlando di fermarsi. Anche perché Massimiliano ha aggiunto, senza giri di parole: ”Sparavano verso di noi. E la cosa più grave è che ogni giorno qui passano centinaia di turisti, proprio in quel punto e in quella strada del bosco, come associazioni di mountain bike, escursionisti e anche bambini.” 

Una guerra lunga 6 mesi

Ma ieri, come anticipato, è stato solamente l’acme di una guerra che va avanti da diverso tempo, con tanto di minacce e azioni volte a scoraggiare il loro operato, come ad esempio distruggere le recinzioni in continuazione e atti di vandalismo che anche con i precedenti gestori della zona avvenivano. Inoltre, il cinghiale ucciso ieri e crivellato di colpi era una femmina di pochi chili, senza nessun valore di mercato, incinta, come conferma Massimiliano stesso: violenza per la violenza. Anche i proprietari precedenti avevano fatto diverse denunce. Denunce che parlavano anche di altro, come lo scarico di materiale di scarto, come eternit. Insomma, a sei mesi dal trasferimento da Roma, Massimiliano e l’Azienda Agricola Santo Spirito si sono ritrovati nell’occhio di una guerra, perché all’interno di un territorio che è zona di caccia di loschi individui, i quali muovono con ogni mezzo azioni disturbanti e pericolose nei loro riguardi, oltre che portare avanti delle pratiche illegali – Massimiliano ha fatto riferimento anche a metodo illeciti di caccia, come ad esempio richiami non autorizzati o uccelli vivi. 

Il video del cinghiale ammazzato ieri

Conclude Massimiliano, che di notte ormai dorme insieme ai suoi cavalli, al freddo, perché minacciato anche di perderli: ”Ieri, durante quell’evento, c’erano decine di turisti, bambini e ciclisti. Poteva succedere di tutto. Spero che la stampa insieme alla forze dell’ordine portino sotto i riflettori questa dinamica che sta letteralmente dilaniando il nostro territorio. Loro continuano a dire che ci vengono a menare, a dare fuoco, a uccidere i nostri cavalli perché tanto rischiano solamente 700 euro di multa. Molti li conoscono in zona, ma non dicono niente per paura.”

Il video dell’uccisione del cinghiale

Ecco le immagini video direttamente dal luogo in cui è stata ammazzata la femmina di cinghiale a cui facevamo riferimento, per pura goliardia, in un giorno in cui la caccia era interdetta, e certamente non per il suo valore economico, dato lo scarso peso dell’animale:

 

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