Giordana, vent’anni, l’ennesima donna che si unisce all’infinito elenco di vittime di femminicidio. Uccisa da un uomo evidentemente deviato, con il quale aveva avuto una bimba che oggi rimane orfana di madre e diviene figlia di un assassino. Massacrata con non so quante coltellate e con una crudeltà inaudita, il corpo di Giordana è stato rinvenuto all’interno della sua Audi abbandonata in una strada della periferia di Nicolosi, in provincia di Catania. Luca, l’ex compagno, già denunciato per stalking dalla vittima nel 2013, l’ha uccisa senza alcuna pietà, per poi prendere la sua macchina e scappare lontano, forse verso l’estero, forse in Svizzera. È stato fermato ieri a Milano; ha confessato immediatamente di averla uccisa per paura che Giordana potesse fargli togliere la figlia.
Sono stanca ed esasperata. Non riesco più ad imbattermi in notizie di donne scannate con brutalità senza provare una stretta allo stomaco che mi provoca dolore, fino alla nausea. Dicono che la legge sullo stalking abbia dato i suoi frutti – qualche giorno fa, proprio il Ministro Alfano dichiarava cifre “ottimistiche” – ma è evidente che si debba fare ancora meglio, che si debba fare di più, che ogni attore istituzionale coinvolto in questi casi debba fare il suo, tutelando realmente, dando precedenza a chi ne ha più bisogno e soprattutto non sottovalutando nessun caso, nessuna storia e denuncia, mai. È altrettanto vero che quando si vivono situazioni del genere – soprattutto per come (non) funziona la Legge – siamo noi le prime a doverci tutelare, a non donare seconde possibilità. Che intendo? Voglio dire che non esiste errore più grande del provare a fidarsi nuovamente di chi in precedenza ci ha fatto del male psicologico o fisico, di chi ci ha perseguitate, minacciate, usando su di noi qualsiasi genere di violenza, dalla più lieve – per quanto lieve non sia mai – alla più folle. Ficcatevelo nella di testa e tenetelo a mente come fosse una Vangelo; persone del genere non potranno mai modificare la loro natura deviata, tutt’altro.
Quindi, vi prego! Date retta ad una povera cretina che, nonostante i soli trentatré anni di esistenza, ne ha viste e subite talmente tante da possedere materiale per sei romanzi e due gialli; se il compagno che avete al vostro fianco mostra segni di fragilità psicologica, rabbia, violenza, la prima cosa che dovete fare è denunciare alle autorità competenti, la seconda, parlare con familiari e amici – sì, lo dovete fare! – la terza è allontanarvi e a prescindere da ciò, guardatevi sempre alle spalle! Non fatevi ingannare, non azzardate a farvi impietosire da chi di pietà non ne sa provare. Non tornate indietro per un chiarimento, per un caffè, per capire se il rapporto si può salvare, per firmare quel documento che lui dice di dovervi assolutamente consegnare. Chi vi ha già fatto del male, una, due, tre volte, sarà orientato a farvene sempre, e purtroppo ancora di più. Non siate indulgenti, non fatelo, mai. Perché i passi verso il perdono, potrebbero essere – e non esagero – gli ultimi della vostra vita.
Non avrei mai voluto scrivere una cosa così brutale, ma mentre lo facevo mi sono resa conto che non c’è nulla di più dannatamente reale e, dopo aver denunciato, visto che purtroppo le istituzioni non riescono a tutelarci come dovrebbero, siamo noi che, per prime, dobbiamo salvarci. Non perdonate. Mai.
Alessandra Crinzi
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