È stato chiesto il giudizio immediato per Andrea P., il poliziotto di 46 anni che lo scorso 24 agosto ha travolto e ucciso il 19enne Simone Sperduti, che viaggiava sul suo scooter in via Prenestina. L’agente, che si era messo al volante sotto effetto di alcol e droga, era alla guida della sua auto, una Opel Meriva, nonostante avesse la patente scaduta dal 2018. Lui quella tragica mattina, all’alba, è salito in macchina, quando non poteva, e ha travolto e ucciso il 19enne, figlio di un vigile del fuoco.
L’incidente in cui ha perso la vita Simone Sperduti
Il drammatico incidente è avvenuto il 24 agosto, intorno alle 4.30. Il poliziotto, classe 1976, si trovava a bordo della sua auto, una Opel Meriva (quando in realtà non poteva, sia perché era ubriaco e drogato, sia perché aveva la patente scaduta da anni), in via Prenestina, all’altezza dello svincolo per il Grande Raccordo Anulare, quando ha travolto e ucciso Simone, che invece viaggiava in sella al suo scooter Honda SH 300. Stando a una prima ricostruzione dei caschi bianchi, pare che l’uomo a bordo dell’auto stesse svoltando per immettersi sulla rampa del raccordo, quando è sopraggiunto il motociclo. Lì, poi il terribile impatto. Inutili i tentativi di soccorso e rianimazione: Simone non ce l’ha fatta. Lui che avrebbe compiuto 20 anni a dicembre e sognava di diventare vigile del fuoco come il papà. Lui che quella tragica mattina, da Centocelle dove viveva, stava andando al lavoro, quando poi è stato falciato. E quell’impatto non gli ha lasciato scampo.
Poliziotto accusato di omicidio stradale aggravato
Il poliziotto si trova in carcere: è accusato di omicidio stradale aggravato. Lui si era messo alla guida senza patente e sotto effetto di alcol e droga. E ora proprio per lui la Procura di Roma ha chiesto il giudizio immediato. Subito dopo il tragico incidente, l’agente aveva scritto una lettera alla famiglia di Simone: “Mi inginocchierei ai piedi per chiedervi perdono. Ho paura, so che voi ne avete più di me. Ho sbagliato, cavolo ho sbagliato, avrei voluto morire io. Dovevo morire io. Vi chiedo perdono. Niente vi ridarà più vostro figlio, ma io farò qualsiasi cosa possa aiutarvi. Vi chiedo perdono, e a Dio. Avrei dovuto morire io. Ho il cuore in pezzi, ma so che è nulla rispetto a quello che state provando voi. Odiarmi è il minimo”. Niente e nessuno, però, riuscirà a portare indietro Simone, ucciso sul colpo quella tragica mattina di fine agosto.
Simone come Francesco, il 18enne ucciso pochi giorni fa mentre si trovava sul marciapiede di via Colombo. Anche in quel caso alla guida una ragazza ubriaca e drogata, che prima ha abbattuto un palo e un albero, poi ha terminato la folle corsa sul marciapiede, lì dove si trovava il 18enne. Che tra qualche giorno avrebbe spento 19 candeline. Due giovani ragazzi uniti dallo stesso drammatico destino.