Ostia. Un bigliettino da visita recapitato direttamente a Barbara Mezzaroma da parte del ”capo dei capi” di Ostia. Il messaggio è semplice: denaro in cambio di protezione, tanto denaro, circa mezzo milione di euro. Ma le persone ”giuste”, i bravi ragazzi, hanno un costo elevato per il loro lavoro. Si tratta del canovaccio tipico delle associazioni mafiose, che, questa volta, hanno deciso di fare la loro ”proposta indecente” all’esponente di una storica famiglia di costruttori romani. L’imprenditrice – come raccontato anche da la Repubblica – è in procinto di edificare un complesso nel litorale investendo milioni di euro. E dove ci sono tanti soldi in ballo, arrivano anche i problemi. Le ”seccature” non saranno più un problema, assicura quel biglietto.
La ”proposta” del boss di Ostia all’imprenditrice
Poi, subito dopo, entra in scena anche uno dei perni di tutta l’operazione: R.P.P., colui che di fatto introduce il suo amico ”boss” a Barbara Mezzaroma. Il boss, l’ufficiale, lo sceriffo in grado di tenere a bada tutta Ostia sarebbe R.D.S., ribattezzato negli ambienti malavitosi come il ”Nasca”. Con lui è vietato sbagliare, i lavori andranno a termine. Insomma, questo il messaggio di fondo che il suo ambasciatore R.P.P. fa trasmettere da dicembre dello scorso anno.
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”Gli ho sparato in piazza”
Barbara Mezzaroma capisce subito la gravità del problema, ma comunque non ci sta. Non accetta il ricatto e denuncia tutto ai carabinieri. Ora, la coppia, dopo essere stata arrestata a giugno è finita sotto processo. Il giudizio è stato immediato e con una accusa non proprio leggera: tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Del resto, chiedevano mezzo milione di euro per la loro ”protezione”. A quanto traspare delle testimonianze, inoltre, la coppia mafiosa non si sarebbe limitata a proporre alla Mezzaroma una semplice protezione con annessa risoluzione delle ”seccature”, ma avrebbero anche promesso di gestire le ditte che materialmente costruiranno appartamenti e uffici. Il ”Nasca” poi si presentava con un curriculum di tutto rispetto, e lo fa durante un incontro con Mezzaroma in un bar all’Eur. Faceva leva, lui, anche sul racconto di una gambizzazione, avvenuta nel settembre del 2007: ”Gli ho sparato in una piazza pubblica di fronte a 200 persone. Gli ho sparato e sì, è finita la storia”, diceva.
Il processo della coppia malavitosa
Poi, aggiungeva: “Sono quello che ha mandato via la mafia siciliana da Ostia”. Ora la sentenza per la coppia malavitosa è fissata per il 27 febbraio. La Fai, la Federazione delle associazioni antiracket e antiusura Italiane si è costituita parte civile nel processo che ne conseguirà.