Sono arrivate in Italia, la mamma di Jessy Dewildeman e le sorelle di Wibe Bijls. Per riconoscere i corpi, ma anche per avere risposte. Che non hanno avuto. “Non ci hanno dato alcuna informazione”, ha detto tra le lacrime la mamma di Jessy. Il dolore è insostenibile.
I familiari delle due ragazze belghe travolte e uccise da Francesco M, pregiudicato romano che guidava in stato di ebbrezza e sotto effetto di droghe e a cui era già stata stata revocata la patente sempre per guida in stato di ubriachezza, non si danno pace. Lo choc maggiore è stato dover procedere al riconoscimento delle ragazze. Jessy è stata riconosciuta solo dagli orecchini che indossava. L’auto che l’ha investita l’ha trascinata per metri. E non le ha lasciato scampo.
Nessuna informazione. E nemmeno il certificato di morte
Ma, almeno fino a questa mattina, i familiari delle due amiche non sono riusciti ad avere neanche il certificato di morte delle ragazze. “Lo abbiamo richiesto”, hanno raccontato, ma non ci è stato rilasciato. “Ma la cosa più grave è che non ci hanno voluto dare nessuna informazione su quello che è successo a Jessy e Wibe. Non abbiamo potuto consultare il rapporto della polizia, non abbiamo potuto sapere chi le ha investite, né cosa sia successo veramente. Le notizie le veniamo a sapere dai giornali. Tutto questo è assurdo”.
Oggi la mamma di Jessy è andata al Vaticano, là dove le due amiche hanno fatto la loro ultima visita prima di morire per colpa di un pirata della strada. Le due sorelle di Wibe andranno anche sul luogo dell’incidente. “Vogliamo capire cosa è successo e vedere il luogo degli ultimi istanti di vita di nostra sorella”. Le due ragazze sperano di scoprire la verità sull’uomo che ha travolto e ucciso Wibe e la sua amica del cuore, in quel weekend che doveva essere di gioia e che invece ha spezzato i loro sogni.
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