Roma. Un buco milionario rilevato all’interno delle casse della municipalizzata che si occupa dei rifiuti nella Capitale, la quale è già di per sé in enorme difficoltà economica. Il tutto deriverebbe da ”ambiguità” contabili e da soldi spostati in modo poco regolare per saldare debiti e doveri come confermato anche da la Repubblica.
Un buco da 5,4 milioni di euro in
Solamente per le anomalie sul tema della riscossione Tari, la famosa tassa sui rifiuti, la Corte dei conti ha calcolato un danno che va oltre i 5,4 milioni di euro, cifra esorbitante che ora viene richiesta ai 31 indagati, tra ex vertici del Comune di Roma – compreso un ex sindaco – e dell’Ama. In sintesi: i conti erano in rosso da tempo, mentre centinaia di milioni venivano messi a bilancio in modo illegittimo.
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Soldi dalla TARI
Soldi che derivavano dalla riscossione da parte di Ama della tassa sui rifiuti destinata al Campidoglio. Soldi che non venivano ceduti al Comune, ma impiegati dalla municipalizzata stessa e che sono stati la vera causa del suo ultimo male, perché hanno finito per provocare un vortice di confusione e malagestione. Per l’accusa, questo il motivo che avrebbe scavato a fondo nelle casse pubbliche.
Nessun versamento al Comune
Gli accertamenti sul caso sono condotti dal nucleo Pef della Finanza, incaricato di quantificare le ”conseguenze del mancato riversamento del tributo e delle compensazioni operate sulla gestione Ama”. La ditta avrebbe ”sistematicamente finanziato l’attività ordinaria con i proventi della Tari e delle concessioni cimiteriali che, quale agente contabile, avrebbe, invece, dovuto riversare alla tesoreria di Roma Capitale”.