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Torvaianica, depuratori rovinati e non a norma, valori di escherichia coli ‘alle stelle’: l’allarme lanciato sul litorale

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Depuratore Torvaianica mare inquinato

Un’ondata di rifiuti finita in mare. Con tanto di assorbenti e preservativi arrivati in mare, tra i bagnanti inorriditi e schifati. Lo scarico, avvenuto in una calda giornata di metà luglio, in piena stagione estiva, aveva immediatamente fatto pensare a un guasto del depuratore centrale di Torvaianica, quello del fosso della Crocetta, in via Zara. Centinaia di persone avevano commentato sui social allarmati il fenomeno e anche i gestori degli stabilimenti balneari del centro avevano visto galleggiare i rifiuti in acqua. Ma l’amministrazione comunale targata Zuccalà, interpellata sulla questione, aveva negato il guasto al depuratore. Noi de Il Corriere della Città eravamo andati in spiaggia per verificare e avevamo effettivamente trovato – come riscontrato dai bagnanti – rifiuti galleggianti, scomparsi dopo un paio di giorni. La situazione delle acque del mare di Torvaianica, però, non può e non deve essere valutata solo in base a quel singolo episodio, nonostante – da quanto ci viene riportato – sembra essere non singolo ma frequente e ripetuto nel tempo. Quest’anno, infatti, per la maggior parte del tempo l’acqua è sembrata pulita e trasparente. Ma a livello batteriologico qual è la reale situazione? A distanza di 5 anni, siamo tornati a parlare con due dei massimi esperti di zona in materia: Giovanni Conte, presidente del Consorzio Molluschi dell’intera provincia di Roma, e Paolo Fiorentini, Operatore Tecnico Subacqueo specializzato in condotte di depurazione. Purtroppo quello che ci presentano non è un quadro positivo.

Valori critici: la testimonianza di Giovanni Conte, presidente del Consorzio Molluschi.

“Ogni 15 giorni analizziamo i valori delle acque di Torvaianica. In qualità di Presidente del Consorzio Molluschi, devo tenere costantemente monitorata la qualità dell’acqua di tutto il litorale attraverso controlli costanti. I prelievi vengono inviati alla ASL per poter effettuare le analisi, mentre i risultati vengono inoltrati alla Regione Lazio che, a sua volta, li trasmette al Comune di competenza. Per quanto riguarda Torvaianica la situazione non è positiva specialmente in due punti, all’altezza del centro e del chilometro 14,500 nella zona nord”.

Perché?

Le analisi vengono effettuate dai tecnici Asl a bordo delle nostre barche, messe a disposizione gratuitamente, a 30 metri dalla riva e ad almeno 500 metri dai canali. Questa distanza dai canali evita che i risultati vengano amplificati dalle acque provenienti dai canali. È stato quindi deciso di “allargare” il raggio e di spostarsi per avere dati che tenessero conto solo dell’effettiva presenza di inquinanti in mare, a notevole distanza da possibili ‘interferenze’ che comunque sono invece percepibili stando a riva e nei pressi dei fossi, dove si registrano le criticità maggiori”.

Qual è la situazione attuale?

“Abbiamo tre macroaree, Torvaianica sud, centro e nord. Al centro e soprattutto a nord abbiamo registrato anche dati di escherichia coli (batterio che porta anche la meningite, ndr) ben superiori a quanto previsto, con addirittura valori che sono arrivati a 3.000, quando il limite che si dà per definire l’acqua non contaminata (zona classificata come A) è 300”.

E se questi sono i valori registrati al largo, quali sono i valori che potrebbero registrarsi a riva, dove ci si fa tranquillamente il bagno d’estate?

“Sicuramente molto più alti”.

Da cosa dipende?

“Da quello che il depuratore ‘spara’ nel mare, soprattutto nei giorni in cui le acque sono mosse, sia d’estate che d’inverno. Specialmente il depuratore del fosso della Crocetta. Quando era assessore Riccardo Borghese, mi spiegò la prassi, dicendomi che, per fare un controllo, prima doveva chiamare la società per avvisare. Era infatti impensabile fare un controllo ‘a sorpresa’ all’impianto. Ed è una cosa assurda: a cosa serve allora un assessore all’ambiente, se non a controllare anche questo? Avvisare che ci sarà un controllo significa far sistemare, per quel dato giorno, eventuali anomalie. Quindi il controllo è inutile”.

Cosa comporta l’eccessiva presenza di questo batterio?

“Per noi pescatori di molluschi significa una declassazione del nostro mare. E quindi che tutto ciò che viene pescato deve essere portato in un impianto di stabulazione per essere depurato (il processo dura una giornata, ndr) prima di essere messo in vendita, con conseguente lievitazione dei costi”.

Sindaco e assessori delle ultime Giunte non vi hanno ascoltato. Adesso c’è il Commissario Straordinario. Vuole lanciare un appello?

“Magari potrebbe essere la persona giusta per poter fare un controllo ai depuratori senza avvisare prima… Purtroppo i pescatori non contano nulla, qui. Torvaianica potrebbe essere bellissima, invece non è sfruttata, al contrario degli altri Comuni costieri limitrofi: non ha un pontile, non ha un posto dove mettere le barche, sono anni che chiediamo un porticciolo”.

“Adesso – prosegue – conta solo quello che dicono i balneari. Hanno dato una concessione sulle dune, con due passerelle e due strutture di 25 metri quadri sulla battigia in comodato d’uso. Ma che significa? Perché è del Comune può levare le dune e fare quello che vuole? L’ultima concessione è del 5 giugno di quest’anno. Io proprio non capisco… Per queste cose si danno da fare, poi per i lavori necessari, come la sistemazione delle tubature dei depuratori, tutto tace da anni nonostante le promesse elettorali”.

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Il parere di Paolo Fiorentini, tecnico specializzato in condotte di depurazione

Qual è lo stato di salute dei depuratori di Torvaianica? Cosa succeda all’interno non è dato saperlo, visto che i controlli devono essere annunciati. Sappiamo però che le condotte non rispettano quanto prevede la normativa europea. Dovrebbero infatti essere molto più lunghe rispetto a quanto sono invece attualmente. Ne parliamo con Paolo Fiorentini, subacqueo perito che per anni ha curato per il Comune di Pomezia la manutenzione di proprio di queste condotte.

La loro lunghezza non è a norma. Quello del fosso della Crocetta, cioè quello che si trova in via Zara e che serve tutti gli abitanti di Torvaianica sud e Torvaianica centro, ha una lunghezza di soli 930 metri. Quello di via San Paolo, più piccolo ma più recente, è invece lungo 1650 metri. Anche il livello di profondità non corrisponde a quanto previsto dalla normativa, perché entrambi sono molto più superficiali. Questi due elementi ovviamente si traducono in mare più sporco a riva. E questo si calcola sulla base delle utenze servite e sulla pendenza della costa. Fatti questi calcoli, a via San Paolo a tubatura dovrebbe stare a circa 2,5 chilometri dalla costa, mentre al fosso della Crocetta addirittura a 3,5 chilometri di distanza, quindi ben 2,5 chilometri oltre il punto dove termina attualmente”.

L’allungamento è l’unico adeguamento che andrebbe fatto alle tubazioni?

“No. Innanzi tutto il punto dove la condotta del depuratore termina, ovvero in cui scarica i liquami, deve essere segnalato da una meda (una grossa boa, ndr): ebbene non c’è. Inizialmente erano state messe, ma nel tempo si sono sganciate e sono sparite. Ma nessuno ha mai provveduto a rimetterle. In questo modo, quando passa un’imbarcazione che non sa dove sia esattamente la condotta, quest’ultima viene agganciata dagli ancoraggi delle barche e danneggiata. Il risultato di questi continui danneggiamenti sono dei fori da cui fuoriescono i liquami in maniera non corretta, oltre all’allentamento della flangia che tiene i vari pezzi di cui è composta la condotta, facendo uscire anche da lì il liquame. In più manca il diffusore, anche questo obbligatorio per legge”.

Che cos’è?

“È un prolungamento della tubazione che, a seconda della tipologia della costa, smorzano la carica batterica con aperture graduali. Quando il liquame viene trattato, l’acqua reflua viene abbattuta della carica batterica, che comunque resta. Il trattamento di depurazione finale lo fa il mare. E lo fa in maniera egregia se quello che arriva è un liquame trattato adeguatamente a monte e scaricato in maniera ‘graduale’. Faccio un esempio pratico: adesso le condotte sono tubi che sparano a velocità elevata i liquami, che restano in questo modo concentrati e densi. L’abbattimento della carica batterica da parte del mare non avviene quindi in modo efficace. Con i diffusori, invece, la fuoriuscita del liquame avviene nel modo corretto. Se, al contrario, il diffusore non c’è ed esce la massa diretta, la carica batterica verrà sì abbattuta dal mare, prima o poi, ma non nei tempi e nei modi previsti dalla normativa”.

Come avviene la depurazione delle acque?

I sistemi più moderni, ecologici e – alla fine anche economici, visto che consentono di riciclare interamente l’acqua – sono quelli della ionizzazione e della fitodepurazione. Ma qui non si usano. Qui siamo fermi a sistemi di depurazione chimica. Si utilizza l’acido peracetico, un disinfettante più forte ed economico del cloro”.

Facendo il punto della situazione, abbiamo delle tubature più corte, oltretutto rovinate in più punti, senza diffusore, cosa che prova l’immissione in mare di una carica batterica più alta rispetto a quanto si dovrebbe.

Rispetto agli anni passati, cosa è cambiato?

Io avevo fatto presente questa situazione già all’inizio dell’era Fucci, quando da poco aveva preso in gestione il depuratore l’Acea. Oltre ad averle spiegate al Primo Cittadino, le avevo illustrate a quello che in seguito sarebbe diventato sindaco, Zuccalà, che all’epoca era Presidente della Commissione Ambiente, nel corso delle apposite riunioni con gli ingegneri. Tant’è che una volta proprio Zuccalà mi chiese, circa un anno e mezzo dopo che Fucci venne eletto sindaco, a quanto ammontava il costo dei lavori di ammodernamento delle condutture. Risposi che il tutto superava di poco il milione di euro. Lessi sul volto dell’allora Presidente della Commissione Ambiente la delusione. Il futuro sindaco pensava che la cifra sarebbe stata molto più alta. Mi spiegò, infatti, che il Comune di Pomezia era in debito con l’Acea di 4 milioni di euro e sperava che, facendo quei lavori, si potesse andare in pareggio”.

Invece, con un costo di molto inferiore, non si poteva chiedere all’azienda di effettuare i lavori senza correre il rischio che Acea chiedesse in cambio la restituzione del dovuto. Non si sa se questo sia il motivo per cui tutto si è bloccato, ma come motivazione è sicuramente plausibile. E, nel frattempo, il debito del Comune verso Acea potrebbe anche essere aumentato.

“Fucci parlava pochissimo con chi non era tra i suoi fedelissimi. E la stessa cosa, forse ancor di più, è successa con Zuccalà. Quindi, dopo quella volta, non ho saputo più nulla in merito ai lavori del depuratore e al debito Acea. Anzi, visto che ogni volta che mi immergevo facevo relazioni su quanto non andava bene e chiedevo che venisse messo a posto, dicendo che la situazione poteva diventare pericolosa per l’ambiente, sono stato fatto fuori come tecnico”.

L’operazione “Mare Pulito”, voluta dal Movimento 5 Stelle e inserita nel programma elettorale che aveva portato Fucci a vincere nel 2013, era quindi naufragata, così come il rilancio turistico di Torvaianica.

Facendo un bilancio?

Abbiamo la situazione peggiorata, perché non solo non è stato fatto nulla per migliorare le cose, ma nel frattempo le condutture sono di 8 anni più vecchie rispetto a quando abbiamo affrontato il discorso con l’Amministrazione comunale”.

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