Un lamento flebile che si protraeva da ore, giorni, oltre la siepe di un giardino, diviso dalla Riserva Naturale dell’Insugherata solo da una rete. “L’ha sentito anche Lei?”, “Sì, è da ieri pomeriggio che lo sentiamo”.
Tutti nel vicinato l’avevano udito quel gemito. Ma nessuno prendeva una decisione. Neppure l’amministratore del condominio si è presentato – come aveva promesso – per consentirci l’accesso alla Riserva. Né i volontari della vicina Protezione Civile, chiamati ‘fuori orario’.
L’intervento di… mamma gatta
“Gli ho dato del latte coi biscotti – dice Antonio che dal suo giardino non ha difficoltà a localizzare l’animale e a metterlo in sicurezza – Ma non ha bevuto né mangiato. Ha lasciato tutto là”. Latte? Eh, no, ci dirà poi il veterinario. Il latte vaccino non va dato ai gattini. Un errore comune che – senza voler criminalizzare nessuno – d’ora in poi cercheremo tutti di evitare. Le ore passano, i giorni passano.
E di nuovo quel pianto sempre più debole. Il micino è ancora lì, dentro quel canneto. E mentre gli “umani” fanno a scaricabarile, una gatta già madre di due gattini ormai cresciuti, afferra di notte il piccolo per la collottola e lo porta nel giardino della sua casa, a pochi passi da quel cancello. Aggiungi un posto a tavola. Messaggio chiaro e inequivocabile. Dove mangiano in cinque, mangiano in sei, dicevano i nostri nonni.
Alla ricerca di un padrone
Ma i tempi sono cambiati. Ognuno tende sempre di più a rinchiudersi nel proprio orticello. E i conti dei veterinari e delle farmacie paralizzano le buone intenzioni anche dei più volenterosi. “Lo vuole un gattino?”, mi domanda la mattina dopo la padrona della mamma gatta dal cuore più grande del nostro appena mi vede uscire col cane dal cancello.
“Signora, volentieri lo prenderei se non ne avessi già quattro, tutti salvati dalla strada…”. La signora capisce che non è il caso di insistere e si congeda. Due giorni dopo, stessa strada, stessa signora, stessa domanda. Ma stavolta mi pare di cogliere un’ansia, un tono di voce più preoccupato. “Signora, lo prenderebbe quel gattino?”
“Buongiorno. Ma…di quale gattino parliamo?”. “Me lo ha portato la mia gatta, era nella riserva. Non mangia. Sta male, credo. E’ pelle e ossa”. La seguo per andarlo a vedere finalmente il piccolino. Microscopico, scheletrito, giace in una scatola sotto una panca. “Santo Cielo. Mi aspetti qui un minuto. Vado a prendere un trasportino”. Ed eccolo, anzi eccola, la minuscola micina, a casa mia con gli altri quattro.
Ancora un salvataggio per Minnie
Appare stremata. Eppure, introdotta in una gabbia più grande, con acqua cibo ed il solito lenzuolino, mostra di non gradire l’isolamento e tenta la scalata, tirando fuori un’insospettabile forza e voglia di vivere. Il tempo di arrivare in studio e siamo già dal veterinario. La dottoressa Cau mi vede almeno un paio di volte al mese. La sua dolcezza, unita alla sua competenza, fino ad oggi ha fatto miracoli.
“E’ una femmina questa topolina”, dichiara con un sorriso. E allora il mucchietto d’ossa si chiamerà Minnie. Ora appare esausta, la piccola. E si affida. Forse ha capito che non siamo lì per farle del male, ma per salvarle la vita. E si lascia fare tutto, ma proprio tutto senza un lamento. Termometro, puntura di antibiotico, pulizia del musino incrostato di muco, rasatura della zampina anteriore destra, cannula, flebo. “E’ molto disidratata – dice la dottoressa – Chissà da quanto non mangia e non beve…”
La tengo tra le mani avvolta nel mio golf, cerco di farle sentire il calore di cui ha bisogno per riprendersi. Ha anche una forte ipotermia. “Ce la farà?”, domando ansiosa. “Dovrebbe farcela, questa peperina – è la risposta – ma non è ancora fuori pericolo”. So che la Dottoressa Cau mi dimezzerà il conto. Ma so anche che tutti i farmaci che dovrò comprarle mi costeranno quasi quanto la bolletta del gas. Non mi tiro indietro, naturalmente. Non l’ho mai fatto. Sebbene mi sia ripromessa di mettere un tetto alle mie adozioni. Non voglio diventare un’accumulatrice seriale.
Piuttosto ancora una volta mi chiedo: dove sono i Comuni? Gli Uffici Diritti degli Animali dove sono? E le Asl stanno facendo il loro dovere? Per quanto tempo ancora i cittadini dovranno sostituirsi alle istituzioni? Eppure sappiamo per certo che i fondi per contrastare il randagismo arrivano ogni anno dalla UE nelle mani di Regioni e Comuni. E sono tanti. Dove finiscono? La domanda nasce spontanea.
L’adozione
Per fortuna un altro piccolo miracolo accade mentre mi interrogo sulle solite annose questioni. Un’altra dottoressa che conosco da quando abito in zona, mi scrive in tempo reale per chiedermi se so di qualche gattino che cerca casa. Una sua cara amica ne vorrebbe adottare uno. “Eccola. Ne ho una qui proprio adesso, tra le mani, nel vero senso della parola”.
Piccola Minnie, non sei ancora tornata alla vita e hai già tante persone che ti vogliono bene. Persone con un grande cuore. Che spesso, tuttavia, da solo, non basta.
Rosanna Sabella