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Roma, 15enne aggredito e massacrato di botte da un 32enne: libero l’aggressore, per il Giudice sono solo ‘lesioni lievi’

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Coltello

Era con gli amici, in pieno giorno, stavano trascorrendo una giornata di dicembre come tante. O, almeno, così pensavano. Non potevano certo sapere che in poco tempo quelle ore di divertimento si sarebbero trasformate in un incubo. Era dicembre del 2020 e quel giorno un ragazzino, che all’epoca aveva 15 anni, non potrà dimenticarlo: le violenze che ha subito sono impresse nella sua testa, nella sua anima. E sul corpo, nonostante siano passati due anni, ancora porta i segni. Lui è stato picchiato, senza motivo, da uno sconosciuto, un cittadino rumeno del 1988. 

Il racconto della violenza 

A disturbare l’aggressore forse gli schiamazzi, le urla di divertimento tra quei ragazzi che, in pieno giorno, stavano trascorrendo un po’ di ore insieme a Roma, nel quartiere della Romanina. Un motivo banale, che ha portato a un’aggressione violenta. E a una sentenza, definita ingiusta dai genitori della vittima, che proprio pochi giorni fa ha dovuto subire l‘ennesimo intervento chirurgico. A due anni dalla ferocia la battaglia per riprendersi e rimettersi in sesto sembra ancora lunga. E al dolore fisico e psicologico, si aggiunge una giustizia che non sembra esistere perché quell’uomo, che nel 2020 ha picchiato con violenza, tra calci e pugni il 15enne, è stato condannato, a fronte del patteggiamento, a 10 mesi (con pena sospesa, quindi libero). 

“Non è stata un’aggressione tra coetanei. Quell’uomo aveva con sé un coltello a serramanico di circa 16 cm, ma il Pubblico Ministero ha deciso di qualificare il reato come lesioni lievi: per il medico legale il mio assistito era guarito dalle lesioni al 37esimo giorno” – ha spiegato ai nostri microfoni l’avvocato Maria Nellina Spataro. Il ragazzo, che oggi ha 17 anni, in realtà non è guarito e proprio il 9 settembre a scorso, a due anni dall’aggressione, è stato operato di nuovo: “Gli hanno dovuto aprire la calotta cranica e inserire delle placche di metallo” – ha detto il legale. Che non si arrende. 

La sentenza di patteggiamento

“Con la sentenza di patteggiamento, la persona offesa viene estromessa, non può interloquire, ma noi abbiamo portato al procuratore capo (e non solo) diverse istanze per fargli capire che la qualificazione del reato non era giusta. Nonostante questo, però, il Tribunale di Roma ha portato avanti la sua tesi accusatoria e ha deciso di chiudere il caso con un patteggiamento di 10 mesi con pena sospesa. Nonostante quell’uomo sia una persona pericolosa e al momento dell’aggressione avesse in mano un coltello con una lama di 16 cm” – ha spiegato l’avvocato. Che ora chiederà al procuratore di impugnare la sentenza e fare ricorso in Cassazione. 

La rabbia dei genitori 

“Non si è svolto un processo giusto con un contraddittorio. Questa è una cosa gravissima, potrebbe succedere a chiunque. Quel gruppo di ragazzini, alla Romanina, stava ridendo e scherzando in pieno giorno e quell’uomo li ha inseguiti alla fermata della metro, poi li ha aggrediti tutti”. E al 15enne ha sferrato un pugno violento al volto, gli ha ‘massacrato il cranio’.

Il giovane ora è in convalescenza, ha subito altri interventi chirurgici, è vivo sì, ma quell’aggressione lo ha segnato. E la ‘scena’ di quell’uomo che lo insegue e lo picchia è ancora lì, vivida nella sua mente. I segni ancora chiari ed evidenti sul suo corpo. “Il mio assistito ha vuoti di memoria, a breve e lungo termine, soffre di depressione”– ha proseguito l’avvocato Spataro. I genitori devono sostenere il ragazzo, oggi 17enne, ma devono anche fare i conti con una sentenza ingiusta. Proprio loro che non chiedono il risarcimento e che vogliono solo che venga fatta giustizia perché erano a casa, stavano aspettando che il figlio rientrasse da quell’uscita con gli amici. E se lo sono ritrovati in un letto d’ospedale, massacrato di botte. 

Il ricorso

“Non abbiamo avuto modo di interloquire, il processo non è stato giusto. Non abbiamo avuto modo di far valere le nostre ragioni, è stata una sentenza incivile e primitiva” – ha spiegato l’avvocato. Ora l’ultima speranza è che la sentenza possa essere rivista attraverso un’impugnazione della procura in Corte di Cassazione. E che il ragazzo ce la faccia a vincere la sua battaglia, a riprendersi e a ricominciare, scrivendo nuove pagine della sua vita. 

 

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