Li avevano colti con le mani nel sacco. Anzi, nella terra, mentre coltivavano le piante di cannabis. Tante piante: i Carabinieri della Compagnia di Pomezia ne avevano contate, suddivise in due capannoni, addirittura 3.750, di altezza compresa tra i 50 e i 190 cm.
E, ovviamente, li avevano arrestati. 11 persone, italiani e stranieri, che si erano dedicati alla coltivazione per “arrotondare”. Uno di loro in casa aveva anche 8,8 kg di marijuana e 35 gr. di hashish, un bilancino, materiale per il confezionamento e 770 euro in contanti, ritenuti frutto di attività delittuose.
La scoperta delle piantagioni
I fatti risalgono all’inizio di luglio di quest’anno. La scoperta fatta dai militari era dovuta al via vai sospetto nell’area industriale di Pomezia. Dopo gli appostamenti era scattato il blitz e poi ancora le manette.
Ma, dopo il processo di convalida dell’arresto, che applicava la misura cautelare della custodia in carcere per gli indagati, ecco che, adesso, sono tutti liberi.
Rito abbreviato e… tutti a casa
L’avvocato difensore di 3 degli imputati, l’Avvocato Luca Ricolfi, del Foro di Roma, una volta esaminati i capi di imputazione e vista la richiesta di giudizio immediato, ha richiesto per i suoi assisiti il rito abbreviati. Richiesta a cui si sono uniti anche tutti gli altri legali, con il risultato che per gli 11 imputati il regime sanzionatorio è stato contenuto al di sotto dei due anni. In tale modo a tutti è stato concesso il beneficio della pena sospesa.
“Assunto il beneplacito del P.M. dott. Giuseppe Travaglini, ho proceduto per l’effetto a richiedere l’immediata liberazione di tutti gli assistiti”, spiega il legale, “Concessione riconosciuta dal G.I.P, il quale ha revocato la misura applicata. Questo provvedimento ha consentito agli imputati, già ristretti e provati in regime di detenzione, di chiudere questa vicenda senza strascichi penalmente rilevanti e di riabbracciare finalmente i loro familiari. Sono comunque consapevoli che non dovranno commettere ulteriori sbagli”.