In esclusiva per “Il Corriere della Città”, abbiamo il piacere di intervistare Roberto Di Paolo, Presidente dell’Ostia Mare. Come sappiamo, la storica società sportiva lidense è al centro di una bagarre istituzionale sul litorale romano, accesasi con la chiusura dello stadio Anco Marzio per problemi con la documentazione del “pubblico spettacolo”.
Presidente, anzitutto grazie per essere nostro ospite. Come mostrato dalle documentazioni del Comune di Roma, le vicissitudini dello stadio Anco Marzio hanno radici decennali. Perché ha deciso di tornare a impegnarsi nel calcio, in una piazza oggettivamente così difficile come quella dello sport romano?
“Come ho scritto pochi giorni fa, con l’Ostia Mare mi lega un amore che va avanti dal 2002. Con questa squadra, vinsi un campionato di Eccellenza al primo anno di gestione. In un momento di difficoltà finanziare, poco tempo fa l’ex presidente Luigi Lardone mi chiamò per aiutarlo. Presi la gestione della prima squadra e degli Juniores”.
Procedette bene la gestione delle due squadre?
“Sulla professionalità e la qualità dei giocatori, nulla da eccepire. I problemi emersero sul piano della società. Dopo poco tempo di gestione delle squadre, Lardone mi chiese l’affitto per l’utilizzo del campo, nonostante la stessa società mi avesse chiesto di aiutarla con la gestione delle due rose”.
Quindi come evolse la situazione?
“Ritenni che la cosa più logica da fare, sapendo anche le problematiche societarie in cui navigava l’Ostia Mare, fosse l’acquisizione della stessa società calcistica. Chiusi un accordo con Lardone, tanto che la mattina del 28 gennaio ero a tutti gli effetti il nuovo Presidente dell’Ostia Mare attraverso un atto notarile”.
Quando iniziano i problemi per il campo dell’Anco Marzio?
“Non ci crederà, ma lo stesso 28 gennaio. Il pomeriggio alle 18, una nota via PEC del Comune di Roma mi convoca per un sopralluogo nella data del 3 febbraio 2022, per verificare lo stato dei luoghi. Chiedemmo il differimento di 30 giorni, poiché eravamo appena entrati nella società e avevamo bisogno di raccogliere le documentazioni inerenti. Loro risposero confermando il controllo e contestando il fatto che il vecchio concessionario non avesse comunicato il cambio della proprietà delle quote. Mentre avvenne il sopralluogo, i vigili ci avvertirono che non c’era l’autorizzazione del pubblico spettacolo e che quindi non avremmo potuto giocare a porte aperte. Visto ciò, presso la Federazione acquisimmo un documento, che era stato depositato dalla precedente gestione all’atto dell’iscrizione al Campionato 2021-22, che sembrerebbe risultato di dubbia provenienza. Tanto è vero che non è servito a risolvere la situazione e ci ha costretto a giocare tutte le partite a porte chiuse fino a ora”.
Come reagisce a questa notizia, che indubbiamente va da subito a rompere determinati equilibri in una società calcistica, peraltro novizia?
“Premetto di essermi sentito truffato da subito, tutto ciò da persone che hanno approfittato del mio amore per i colori bianco-viola. Ovviamente ho messo da subito in mezzo i miei legali, oltre ad aver scritto al Comune di Roma per trovare una soluzione”.
Come si vorrebbe comportare?
“Com’è risaputo a Ostia, mi sono reso disponibile a sistemare gli abusi presenti all’Anco Marzio. Essendo molto alti i costi per tali lavori, ho steso un cronoprogramma di tre anni per rimettere in regola tutto e risolvere le problematiche lasciate dalla scorsa gestione: ogni anno, a fermo dell’attività, avrei rifatto tribune, spogliatoi e campo calcistico. Ecco perché reputo ci sia stato un voltafaccia del Comune di Roma, che oggi chiude il nostro stadio nonostante trovi una presidenza disponibile a risolvere la situazione edilizia”.
L’assessore Alessandro Onorato è stato al centro delle cronache questi ultimi giorni, ricevendo anche dure polemiche sul suo operato verso l’Ostia Mare. Che partita gioca in questa situazione?
“Indipendentemente da quello che dichiara tra Facebook e giornali, sul caso Ostia Mare l’ho incontrato solamente una volta al Campidoglio. Per il resto, non l’ho più sentito. Credo che Onorato parli senza sapere i fatti, neanche soffermandosi a leggere bene le carte di questa faccenda. Infatti, in una delle sue ultime note menziona un clamoroso autogol: dice che i controlli sul ‘pubblico spettacolo’ sono partiti da anni, evidenziando gli abusi”.
Quindi?
“Onorato ammette in questo modo che per anni il campo dell’Anco Marzio è rimasto aperto nonostante gli abusi. Ha ospitato un pubblico, portato introiti. Il tutto anche durante la gestione di Gualtieri e la sua Giunta, che con oggi governa da quasi un anno Roma. Perché adesso che cambia la società e la dirigenza, parte la gogna ai danni dell’Ostia Mare? Perché con la scorsa presidenza nessuno si è permesso di chiudere lo stadio? Reputo necessario trovare una risposta a queste domande”.
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