Circa 9 milioni di italiani rischiano di scontrarsi con la povertà energetica. A sostenerlo è la Cgia che considera in condizioni di povertà energetica i nuclei familiari che non riescono a utilizzare con regolarità l’impianto di riscaldamento d’inverno, quello di raffrescamento d’estate e, inoltre, famiglie che per motivi legati ai bassi stipendi e al notevole innalzamento dei prezzi generali, non hanno o non usano determinati elettrodomestici poiché troppo consumanti.
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Come si misura la povertà energetica
La povertà energetica viene calcolata attraverso l’utilizzo di dati effettivi di spesa, derivanti dall’indagine sulla spesa delle famiglie (Istat) a cui si includono le famiglie in condizione di deprivazione e con spesa per riscaldamento pari a zero. Secondo questo metodo di misurazione, una famiglia è in povertà energetica se:
- La sua spesa energetica è superiore al doppio della spesa media e la sua spesa totale è inferiore alla soglia della povertà relativa, come identificata dall’Istat;
- La spesa totale equivalente inferiore alla mediana ha anche la spesa per il riscaldamento pari a zero.
I soggetti più colpiti
La confederazione dell’artigianato ha segnato l’identikit delle famiglie «vulnerabili energeticamente» e tra esse rientrano:
- Famiglie con con un elevato numero di componenti;
- Famiglie che risiedono in sistemazioni decadenti con, spesso, il giovane capofamiglia inoccupato e/o immigrato;
- Gli autonomi, i piccoli imprenditori e artigiani.
Il motivo che spinge gli autonomi sulla soglia del rischio di povertà è che, ricorda la Cgia, il 70% circa degli artigiani e dei commercianti lavora da solo, senza dipendenti. La confederazione, infatti, ha spiegato: «Moltissimi artigiani, piccoli commercianti e partite Iva stanno pagando due volte lo straordinario aumento registrato in questi ultimi 6 mesi dalle bollette di luce e gas. La prima come utenti domestici e la seconda come piccoli imprenditori per riscaldare/raffrescare e illuminare le proprie botteghe e negozi».
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La povertà energetica nelle regioni italiane
In Italia la povertà energetica è definita come la difficoltà di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici. Nel 2019 erano oltre 2,2 milioni le famiglie in povertà energetica, pari all’8,5% del totale delle famiglie. Nel piano nazionale integrato energia e clima, inviato dal Governo alla Commissione europea, l’obiettivo è ridurre la povertà energetica entro il 2030 in un intervallo fra il 7 e l’8% del totale delle famiglie. Sulla penisola italiana, la situazione più critica riguarda il Sud dove la frequenza della povertà energetica è la più elevata d’Italia e interessa una fascia di famiglie che va dal 24 al 36%.
La Campania è la regione maggiormente in difficoltà. Infatti, il numero delle famiglie che utilizza di rado luce e gas va tra le 519 mila e le 779 mila unità. Anche la Sicilia non è da meno, calcolando che qui il numero oscilla tra i 481 mila e i 722 mila nuclei familiari. In Calabria, invece, vi è un range che va dalle 191 mila alle 287 mila famiglie in difficoltà nell’utilizzo quotidiano di energia elettrica e metano. La Puglia conta un numero di nuclei compreso tra i 223 mila e gli 383 mila famiglie in difficoltà.
Più si sale la penisola verso il Nord e più la situazione migliora. Nella fascia a rischio medio-bassa (tra il 10 e il 14 per cento delle famiglie coinvolte) si segnalano il Lazio e alcune regioni del Nord: Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. Nella fascia più bassa, infine, quella che comprende un numero di nuclei familiari in difficoltà che va dal 6 al 10 per cento del totale, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Toscana e il Trentino Alto Adige.