«Alle ore 21,10 di ieri 3 corrente mese, veniva segnalata tramite 113 una sparatoria con feriti in via Isidoro Carini». Ancora non si sapeva chi fossero le vittime. L’agguato, avvenuto il 3 settembre del 1982 a Palermo, segnò la storia italiana. A cadere sotto i colpi oscuri della mafia furono infatti il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro, oltre all’agente di scorta Domenico Russo.
Oggi, a 40 anni di distanza, si ricorda quel giorno, che segnò la “morte della speranza dei palermitani onesti”. Per la prima volta la mafia imita il terrorismo. forse perché Dalla Chiesa, arrivato a Palermo in veste di Prefetto, viene proprio dall’ambito dell’antiterrorismo.
Nel capoluogo siciliano era appena stato ucciso Pio La Torre e il Generale era andato in Sicilia in tempi più stretti rispetti al previsto. Avrebbe infatti dovuto indagare, tra l’altro, sulla potente “famiglia politica più inquinata dell’isola”. Il riferimento era chiaramente al gruppo andreottiano del posto. Dalla Chiesa avrebbe dovuto cercare di rompere l’asse tra Roma e Palermo, i collegamenti che si erano creati tra la politica e la mafia. Ma non riuscì neanche a ricevere il suo incarico di super Prefetto.
L’uccisione
Venne crivellato di colpi mentre si trovava a bordo di una A112, insieme alla giovane moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo. Il generale e la moglie morirono sul colpo. L’agente fu gravemente ferito e morì in seguito, il 15 settembre in ospedale.
Un omicidio diverso, rispetto a quelli compiuti fino a quel momento dalla mafia. Eclatante, come quelli eseguiti dai terroristi, dai brigatisti. Un segnale che gettò la Sicilia e l’intera Italia nello sconforto.
Una telefonata rivendica l’azione: “L’operazione Carlo Alberto si è conclusa”. Arriva alla redazione del quotidiano “La Sicilia”. Ma la strana rivendicazione non fa confondere gli investigatori, che 9 mesi dopo denunciano alla Procura della Repubblica 11 boss mafiosi per triplice omicidio. Tra questi si leggono nomi da brivido, come Totò Riina, Michele e Salvatore Greco, Nitto Santapaola e altri.
Matterella e Casellati ricordano Dalla Chiesa
«La uccisione, quaranta anni or sono, del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie Emanuela Setti Carraro, il ferimento mortale dell’agente Domenico Russo, deceduto alcuni giorni dopo, gettarono Palermo, la Sicilia, il Paese intero nello sgomento. Ancora una volta la ferocia della violenza criminale mafiosa, in un crescendo di arroganza, non risparmiava un servitore della Repubblica né le persone che avevano l’unica colpa di essergli vicine», scrive il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
«Carlo Alberto Dalla Chiesa è un modello di fedeltà allo Stato e ai suoi valori fondamentali. È stato partigiano, ha sconfitto il terrorismo e combattuto Cosa Nostra. Le sue intuizioni, la sua onestà e il suo spirito di sacrificio hanno segnato la nostra storia. È grazie ad esempi come il suo che i nostri giovani crescono in un mondo in cui il sentimento dell’antimafia è più forte e radicato. A 40 anni dalla strage mafiosa di Via Carini, in cui persero la vita anche la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di Polizia Domenico Russo, tutti abbiamo il dovere di ricordarlo e onorarlo» gli fa eco la Presidente del Senato Elisabetta Casellati.