Papa Francesco Bergoglio si è recato a L’Aquila per la Perdonanza Celestiniana. Lì, nel centro di Piazza del Duomo, accanto alla Chiesa di Santa Maria del Suffragio e nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, ha parlato agli aquilani, ai familiari delle vittime del terremoto che sconvolse l’Italia nel 2009, agli italiani e non solo. Oggi Bergoglio sarà il primo pontefice nella storia a effettuare il rito dell’apertura della Porta santa, bussando tre volte, con il ramo d’ulivo del Getsemani.
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Il Papa a L’Aquila: la forza degli aquilani
Nella mattinata di oggi, il Pontefice ha più volte sottolineato l’importanza e la forza d’animo del popolo aquilano che, da ben 13 anni non perdono la speranza di poter finalmente, un giorno, rivedere la loro amata città di nuovo viva al cento per cento e senza neanche una gru. Infatti, nonostante i molti anni trascorsi da quella notte terrificante, L’Aquila ospita ancora centinaia di palazzi terremotati, migliaia di macerie, innumerevoli gru e infinita tristezza. Nel suo discorso, il Papa, ha voluto ringraziare i cittadini per la loro forza che: “ha consentito di reggere l’urto del sisma e di avviare subito il lavoro coraggioso e paziente di ricostruzione”. Per ricostruire la città occorrono “collaborazione, sinergia e un impegno lungimirante. C’è bisogno dell’impegno di tutti” – ha dichiarato il Pontefice.
Inoltre, l’attenzione del Papa si è rivolto soprattutto ai familiari delle 309 vittime per cui le belle parole non bastano. “Il dolore c’è, le belle parole aiutano ma il dolore rimane. Con le parole non se ne va il dolore. Soltanto la vicinanza, l’amicizia, l’affetto, camminare insieme, aiutarci come fratelli e andare avanti. O siamo un popolo di Dio o non si risolvono i problemi e i dolori come questo”. E’ intervenuto anche il chirurgo aquilano Vincenzo Vittorini, dell’associazione vittime del terremoto, che ha perso la moglie e un figlio quella notte del 6 Aprile 2009. Vittorini, davanti a tutti, ha detto: “La memoria è fatta sia di cose belle che di brutte. In tal senso, noi siamo da 13 anni sentinelle della memoria affinché non accadano più certi eventi negativi, come la mancanza di prevenzione e sicurezza. Non dobbiamo dimenticare. Se sì dimentica non c’è futuro. Da 13 anni ci battiamo per questo.”
L’Aquila e Papa Celestino V
“L’Aquila, da secoli, mantiene vivo il dono che proprio Papa Celestino V le ha lasciato. È il privilegio di ricordare a tutti che con la misericordia, e solo con essa, la vita di ogni uomo e di ogni donna può essere vissuta con gioia. È così, infatti, che si costruisce la pace: attraverso il perdono ricevuto e donato”. Queste sono state le parole pronunciate da Papa Bergoglio davanti a migliaia di persone, dinanzi alla Chiesa più importante della città e in quella piazza che mai come questi anni è il simbolo di questa città che si piega ma non si spezza.
Presso la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, dove sono custodite le spoglie di Papa Celestino V, Bergoglio ha presieduto l’Angelus pronunciando, nel sagrato, le seguenti parole «Che L’Aquila sia davvero capitale di perdono, di pace e di riconciliazione. Erroneamente ricordiamo la figura di Celestino V come “colui che fece il gran rifiuto”, secondo l’espressione di Dante nella Divina Commedia. Ma Celestino V non è stato l’uomo del “no”, è stato l’uomo del “sì”. Infatti, non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili. Proprio perché sono tali, gli umili appaiono agli occhi degli uomini deboli e perdenti, ma in realtà sono i veri vincitori, perché sono gli unici che confidano completamente nel Signore e conoscono la sua volontà». Inoltre, ha detto che la forza degli umili è il Signore, e non le strategie, i mezzi umani, le logiche di questo mondo i calcoli.
In tal senso, Celestino V è stato un testimone coraggioso del Vangelo, perché nessuna logica di potere lo ha potuto imprigionare e gestire. “In lui noi ammiriamo una Chiesa libera dalle logiche mondane e pienamente testimone di quel nome di Dio che è la Misericordia” – ha detto ancora.