Forse uno sguardo di troppo rivolto a una ragazza. Così poco per far scatenare una violenza, che non ha avuto limiti perché Davide Ferrerio, un giovane di appena 20 anni di Bologna, giovedì 11 agosto scorso è stato massacrato di botte a Crotone, dove si trovava in vacanza. E ora lotta, in un letto d’ospedale, tra la vita e la morte.
Davide Ferrerio massacrato di botte
Prima uno sguardo ritenuto ‘di troppo’ rivolto a una delle ragazze, che era in compagnia dell’aggressore, poi le botte. E tutto in pochi e tragici istanti. Davide, stando a una prima ricostruzione, sarebbe stato inseguito e raggiunto, poi colpito con una ginocchiata allo sterno e con due pugni al volto. Il presunto responsabile del pestaggio, Nicolò P., un 21enne residente a Colleferro, poi è fuggito via. E lo ha lasciato lì, a terra, privo di sensi e in una pozza di sangue.
La corsa disperata in ospedale
Il 22enne è stato subito soccorso e trasportato d’urgenza in ospedale, dove attualmente si trova ricoverato e in fin di vita. Sono in tanti a fare il tifo per lui, a sostenerlo: un messaggio di vicinanza è arrivato anche dall’allenatore Siniša Mihajlović perché Davide è un grande tifoso del Bologna. E tutti ora aspettano che lui si svegli e torni tra gli spalti a fare i cori per la sua squadra del cuore.
L’arresto di Nicolò Passalacqua
Intanto, l’aggressore, Nicolò P., che risiede a Colleferro, è stato arrestato e ora dovrà rispondere dell’accusa di tentato omicidio. Di fronte al giudice, il 21enne ha deciso di non rispondere, di non parlare e di non spiegare. Ma il brutale pestaggio è stato ‘ripreso’ dalle telecamere di videosorveglianza: in un ‘frame’ si vede l’incontro tra Davide e Nicolò, in un altro i pugni e la ginocchiata allo sterno. Poi la fuga dell’aggressore, che quasi subito è stato fermato.
Mentre lui resta in carcere, gli inquirenti continuano a lavorare e i medici stanno facendo di tutto per salvare la vita a Davide. In una realtà in bianco e nero, tra domande ancora senza risposta e quella violenza che torna a fare ‘capolino’ nella vita dei giovani. Perché cambiano i nomi delle vittime e degli aggressori, ‘cambiano’ le città, ma non la crudeltà. E la ‘facilità’ con la quale l’unica soluzione per risolvere i problemi sembrerebbe non essere dialogare e confrontarsi. Ma fare a botte, quasi fino ad uccidere. Come se la ‘storia’, quella feroce, non avesse insegnato nulla.
La disperazione della mamma
La mamma di Davide Ferrerio alle telecamere della Tgr Calabria ha raccontato di avere visto dalla finestra dell’abitazione dove si trovava il figlio, che veniva ‘caricato’ in ambulanza. “Non ero convinta che fosse lui, l’ho riconosciuto dai vestiti. Mi ha detto ‘ti voglio bene mamma’, e poi si è accasciato. Abbiamo visto il caso di Willy, che ci ha lasciato senza parole. Però sono quelle cose che tu pensi ‘A me non capiteranno mai’. Invece è capitato a me. Chi l’ha aggredito deve marcire in galera, ed è troppo poco. Voglio guardarlo negli occhi e chiedergli perché l’ha fatto”.