È bastato un po’ di vento. E qualche onda un po’ più alta delle altre. Ieri pomeriggio a Fregene, nello stabilimento “La Nave”, già duramente colpito dall’erosione che negli ultimi anni ha fatto perdere sul litorale circa 100 metri di spiaggia, è successo di nuovo. Un disastro annunciato, temuto, ma che si sperava non accadesse più: alcune cabine sono crollate.
Il crollo
A cedere sono state le cabine che si trovano accanto alla veranda del ristorante, nel gruppo di sinistra, nella parte più vicina al mare. Qui la spiaggia ormai non c’è più. E bastano onde un po’ più alte per fare danni enormi.
Le cabine sono crollate ieri pomeriggio, verso le sei. Da almeno 6 anni i balneari lanciano l’allarme erosione, ma restano inascoltati.
“L’erosione ha fatto arrivare il mare dentro alla struttura, mangiandosi circa 100 metri di spiaggia”, spiega Malko Sequi, il titolare dello stabilimento. “Il crollo completo ha riguardato una cabina in particolare, ma ha fatto dei danni potenzialmente molto gravi, perché rischiamo di perdere una fila di cabine e un settore intero di spiaggia”.
I danni
“Negli ultimi 3 anni, a causa dell’erosione della spiaggia, abbiamo perso il 70-80% del lavoro rispetto al passato”, precisa Malko Sequi. “Il ristorante, che adesso è a picco sul mare, prima aveva circa 80 metri di spiaggia davanti a sé. Adesso, invece, ha la spiaggia solo nella parte retrostante. Prima avevamo 260 ombrelloni, adesso invece ne abbiamo 80, quindi meno di un terzo. I lettini erano 1200, adesso invece sono soltanto 350“.
Anche gli abbonamenti seguono lo stesso trend. “Sono ridotti della metà. Non ho più cabine, quindi ho dovuto per forza rifiutare i clienti. Siamo al collasso. Gli incassi non bastano quasi più a sopportare la manutenzione e le spese che ci sono”.
Canoni come se la spiaggia fosse senza erosione
Ma la cosa assurda è che i canoni demaniali pagati dal gestore sono calcolati su un’estensione che non è quella attuale, bensì quella che c’era prima dell’erosione. Quindi si paga per una spiaggia che non c’è e che non porta alcun guadagno. “Non solo paghiamo ancora gli stessi importi, non facendoci sconti, ma non ci hanno dato alcun aiuto”, lamenta Sequi. “Siamo in causa, per questo. A onor del vero, abbiamo vinto una causa contro il Comune, ma ancora non siamo stati risarciti. Una situazione paradossale, per la quale c’è una responsabilità enorme dell’amministrazione locale”.
Dal 2016 le mareggiate invernali hanno devastato gli stabilimenti di Fregene, soprattuto nella parte sud, e di Focene. Alcuni di questi stabilimenti, ormai completamente distrutti, non hanno più riaperto, come “La Rivetta“. Si trova proprio accanto allo stabilimento “La Nave”, che approfitta di quel poco di arenile lasciato dagli ex colleghi per poter posizionare qualche lettino e ombrellone. Ma adesso, con questo ulteriore crollo, sarà difficile proseguire la stagione. Lo spazio è ulteriormente ridotto.
La storia: Comune e Regione, tante promesse, ma i problemi restano
Già nel 2016 si parla di trovare soluzioni definitive al problema. Addirittura, il 10 febbraio 2016, nel corso di una conferenza dei servizi alla presenza di rappresentanti del Comune di Fiumicino, della Regione Lazio e del Demanio, il sindaco Esterino Montino dice (riportandolo poi in un comunicato): “la Regione Lazio lavorerà per presentarci nel giro di tre settimane circa un progetto per la soluzione definitiva”.
Il 1° marzo del 2016 sempre il sindaco informa che è “stato approvato un piano regionale di 4 milioni di euro per sistemare barriere sommerse in parallelo alla costa da Focene a Fregene sud per contrastare l’erosione”. Qualcosa effettivamente viene fatto, ma non è abbastanza. E soprattutto non è risolutivo.
La mareggiata del 2019
Nel 2019 un’altra grossa mareggiata dà il colpo di grazia alle spiagge di Fregene sud. Crollano le cabine di molti stabilimenti, tra cui appunto “La nave”. Ci sono poi “Point Break”, “Il Capri”, “Il Tirreno”, “La Rivetta” e tanti altri. Si parla nuovamente di emergenza. E Il Comune punta il dito contro la Regione.
“Siamo rimasti molto sorpresi nel dover constatare questa colpevole negligenza della Regione Lazio nella programmazione degli interventi a tutela del litorale laziale per i prossimi tre anni. Da anni poniamo all’attenzione della Regione la situazione delle coste di Fregene, drammaticamente erose con un danno che si fa sempre più grave di settimana in settimana. Notare che la delibera approvata dal consiglio regionale ignora tutto questo è disarmante”. Queste le parole, all’epoca, di Simonetta Mancini, presidente dell’Associazione Balneari Litorale Romano – Federturismo Confindustria. Segno che la Regione, malgrado le promesse fatte nei vari tavoli e conferenze, dei problemi dell’erosione di Fregene non aveva molta cura.
E anche il sindaco, pur essendo della stessa corrente politica, è costretto ad ammettere le mancanze della Regione. I danni prodotti dalla mareggiata sono enormi, l’erosione avanza. I balneari sono in ginocchio.
Bagnanti senza spiaggia
Ma adesso, con la spiaggia ridotta ai minimi termini, non c’è più bisogno neanche di una mareggiata per far crollare le cabine. Basta un soffio di vento più forte e un’onda più alta del normale. E quel poco che resta in piedi più crollare.
Senza contare che i bagnanti non sanno più dove mettersi: gli abbonati, che hanno pagato per ombrelloni e lettini, non hanno più gli spazi prenotati, almeno allo stabilimento La Nave. I titolari, colpiti da un danno economico enorme, devono trovare una soluzione per sistemarli, altrimenti dovranno risarcirli.
Una situazione assurda, alla vigilia di Ferragosto. Buone vacanze. Ma non a chi, per tempo, doveva pensare a salvare la costa di Fregene e non lo ha fatto.
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