Ha prima fissato il colloquio con un detenuto nella casa circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso, poi ha tentato di portare all’interno telefonini e droga. Non certo una novità per gli agenti della Polizia Penitenziaria, che ormai conoscono ogni stratagemma e che, veloci come sempre, anche questa volta sono intervenuti. E hanno bloccato la donna, che è stata poi arrestata.
La scusa del colloquio per portare droga nel carcere
“Siamo di fronte alla classica “scoperta dell’acqua calda, il problema è arginato solo grazie alla professionalità della Polizia Penitenziaria” – ha detto il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo. Ieri, infatti, una donna si è sottoposta ai controlli per entrare nella casa circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso, dove aveva fissato un colloquio con un detenuto. Ma è proprio lì che è stata bloccata e arrestata dagli agenti della Polizia Penitenziaria perché le sono stati trovati oltre 10 grammi di cocaina, circa 99 grammi di hashish e due microtelefonini con caricabatteria.
Le dichiarazioni del Sindacato
“Purtroppo, è il caso di dire che siamo di fronte alla classica “scoperta dell’acqua calda” – ha affermato Di Giacomo – “Faranno pure impressione nell’opinione pubblica i continui sequestri di telefonini e di droga che avvengono quotidianamente nelle carceri di tutto il territorio italiano, ma noi non ci sorprendiamo più. È solamente grazie alla professionalità e alla dedizione della Polizia Penitenziaria che riusciamo ad arginare di volta in volta il problema pur mancando, talvolta, mezzi idonei volti al ritrovamento unitamente a vere e proprie pene esemplari per chi tenta di introdurre e per chi riceve droga e telefonini. Le carceri – ha concluso – sono diventate veri e propri ‘punti di ristoro’, dove ognuno pensa di poter fare ciò che vuole. Necessitiamo di risposte chiare da parte dello Stato, è ora che scelga da che parte stare”.