Sono più che raddoppiati i casi d’infezione da Febbre del Nilo (West Nile Virus) nell’ultima settimana di sorveglianza. Secondo il bollettino dell‘Istituto Superiore di Sanità da inizio giugno 2022 infatti sono stati segnalati in Italia 94 casi dei quali 42 solo nell’ultimo bollettino del 26 luglio. Sono 7 invece i morti notificati tra i casi confermati, di cui 5 in Veneto, 1 in Piemonte e 1 in Emilia Romagna.
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Febbre del Nilo: che cos’è
La febbre del Nilo è una malattia provocata dal virus West Nile (West Nile Virus, Wnv), un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda nel distretto West Nile (da cui prende il nome). Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.
I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare. Altri mezzi di infezione documentati, anche se molto più rari, sono trapianti di organi, trasfusioni di sangue e la trasmissione madre-feto in gravidanza. La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona. Il virus infetta anche equini, cani, gatti e conigli.
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Sintomi e incubazione
Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici il 20% presenta sintomi leggeri come febbre, mal di testa, nausea e vomito.
I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, debolezza muscolare, disturbi alla vista, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti.
Terapia
Non esiste una terapia specifica: nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale.