“Sono in pericolo e lo sei anche tu. Mi trovo alla stazione Tiburtina. Qualcuno mi sta seguendo e mi vuole avvelenare. E’ in pericolo anche la nostra famiglia”. Una telefonata disperata fatta al marito. Poi il silenzio.
Inizia così una giornata da incubo per un uomo che lancia l’allarme per la scomparsa della moglie, in forte stato di agitazione. La donna, infatti, da quel momento non risponde più al telefono, che risulta spento dopo quel messaggio, inviato alle 7 del mattino di ieri, giovedì 4 agosto.
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La ricerca
L’uomo, disperato, chiama il NUE 112, che lo mette in contatto con la polizia ferroviaria. Sono gli agenti della Squadra Giudiziaria della Polfer di Roma a occuparsi del caso. Il telefono inizialmente risulta spento, ma immediatamente i poliziotti attivano il servizio di “positioning” del telefono, ovvero del rintraccio immediato dello smartphone.
Il timore è che la donna possa compiere qualche atto inconsulto, visto lo stato di forte agitazione e confusione in cui si trova. L’allarme, quindi, è più che fondato.
Fatta richiesta al gestore telefonico, gli agenti attendono che la donna riaccenda il suo cellulare, per poter scoprire dove si trovi. Attraverso le coordinate, viene accertato che la signora è diretta verso Castel S. Angelo. I poliziotti mettono in atto una battuta di ricerca, ma la donna si allontana in direzione del Vaticano.
Gli agenti vengono quindi chiamati dalla figlia della donna, che si trova anche lei a Roma. La ragazza racconta ai poliziotti che la mamma ha inviato un messaggio, dicendole che sarebbe andata nella Basilica per pregare.
“Voglio restare qui”
E infatti la signora entra nella Basilica di San Pietro, dove si inginocchia in una panca. Gli agenti della Squadra Giudiziaria della Polfer, espletate le formalità con la Gendarmeria del Vaticano, la seguono. Una poliziotta le si avvicina e tenta di convincerla a seguirla per riportarla a casa, ma lei rifiuta, dicendo di voler assistere alla messa. Ma alla celebrazione mancano almeno 3 ore.
Si fanno altri tentativi, ma la donna non demorde. Allora si attende con infinita pazienza che venga celebrato il rito, che finisce alle 18:00. Al termine, gli agenti si avvicinano nuovamente alla signora per riaccompagnarla a casa, spiegandole che la Chiesa stava chiudendo, ma lei inizia a scalpitare.
A nulla servono le spiegazioni dei poliziotti, che tentano di far capire alla donna che non è possibile rimanere nella Basilica oltre l’orario di apertura: la donna è intenzionata a rimanere.
Candelabri “volanti”
Per quasi un’ora gli agenti instaurano una trattativa con la donna, senza esito positivo. Al termine, visto che non avrebbe potuto ottenere di restare nella Basilica di San Pietro, la donna, in preda all’agitazione, ha dato in escandescenze. Ha iniziato a inveire, ha afferrato gli oggetti sacri che si trovavano nella Basilica, compresi alcuni preziosi e pesanti candelabri, e ha iniziato a lanciarli in aria, in direzione degli agenti e dei gendarmi. Nella tranquillità della chiesa si è scatenato il putiferio. Gli agenti, insieme ai gendarmi, hanno bloccato la donna, consegnandola ai sanitari del 118 nel frattempo intervenuti.
La signora è poi stata trasportata al S. Spirito per le cure del caso.
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