Diritto di tribuna. Iniziamo col dire che si tratta di un provvedimento che di solito viene rivolto agli esponenti di liste minori, per le quali non si non si è certi che superino la soglia di sbarramento fissata al 3%, in ottemperanza all’attuale legge elettorale e cioè il Rosatellum.
In buona sostanza, si tratta pertanto di un paracadute per i candidati che altrimenti rimarrebbero esclusi dal Parlamento. Vediamo adesso come funziona e chi ha proposto l’attuazione di tale provvedimento.
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Diritto di Tribuna: la proposta di Enrico Letta
La proposta di fare ricorso al diritto di tribuna è stata avanzata da Enrico Letta verso i ministri di Maio, Bonelli e Fratoianni. Come mai si è pensato ad una simile soluzione? In seguito all’intesa tra Letta e Calenda, nessun leader dell’alleanza dei Democratici e Progressisti potrà presentarsi nei collegi uninominali. Condizione quest’ultima imposta dal leader di azione per fare in modo che i suoi dovessero votare direttamente nomi non graditi come ad esempio quelli di Di Maio, Fratoianni o Bonelli.
Per questi partiti infatti l’unica ipotesi rimasta sul tavolo sarebbe stata dunque quella di provare a superare lo sbarramento del 3%. La proposta del segretario Dem pertanto fornisce la possibilità ai leder che non potranno prendere parte ai collegi uninominali di godere comunque di una poltrona in Parlamento.
I precedenti
Non è la prima volta che un leader politico decide di ricorrere a questo ‘escamotage’. Infatti, il diritto di tribuna venne utilizzato nelle ultime elezioni politiche tenutasi nel 2018. A beneficiarne +Europa che mancò la soglia del 3% per poco ma ebbe eletti nella parte uninominale.
L’altro precedente invece, risale al 2006 quando candidati dell’Udeur di Clemente Mastella vennero presentati nelle liste dell’Ulivo alla Camera. Va tuttavia ricordato che il sistema elettorale vigente allora — proporzionale con premio di maggioranza — era diverso da quello attuale.
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