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Rapito mentre va al lavoro, sequestrato e picchiato per 5 ore: “Pagate subito”, l’estorsione con l’ombra della mafia

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Intervento polizia e ambulanza

Ha vissuto un incubo durato cinque ore. Rapito e tenuto sotto sequestro per cinque interminabili ore prima di essere rilasciato. E in mezzo le botte, tante. Con in più l’umiliazione di essere fotografato con il volto tumefatto per avere al destinatario il messaggio in modo inequivocabile: “Pagate quanto ci dovete”. Una vicenda tremenda sulla quale però adesso la Polizia è riuscita a rimettere insieme i pezzi del puzzle. 

Sequestro di persona e estorsione ad Aprilia

I fatti risalgono al 9 maggio scorso. Quel giorno, era il primo pomeriggio, era stata lanciata la segnalazione di un sequestro di persona in corso ad Aprilia. Nello specifico, la responsabile di una società romana segnalava che un suo collaboratore era stato sequestrato dal titolare di una ditta individuale operante nel settore dei lavori edili, al quale erano stati affidati i lavori di ristrutturazione di un immobile ubicato ad Anzio e di alcuni locali siti nella capitale. La motivazione del gesto era da ricondurre a un credito vantato dal titolare nei confronti della società per cui aveva effettuato i lavori.

L’incubo durato cinque ore

Dalla preliminare attività investigativa esperita nell’immediatezza dalla Squadra Mobile di Roma, con l’ausilio della Squadra Mobile di Latina, e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, è emerso che la vittima è stata costretta ad entrare nella autovettura dell’indagato ed era stata privata della libertà per circa 5 ore, durante le quali è stata minacciata e picchiata.

La ricostruzione di quanto accaduto è stata pienamente confermata dai successivi approfondimenti investigativi, dai quali è altresì emerso che la vittima, mentre era in ostaggio, era stata obbligata a consegnare la somma di denaro contante che aveva con sé e per ottenere la sua liberazione aveva dovuto effettuare due prelievi al bancomat. Soltanto dopo aver ottenuto il pagamento, l’indagato riaccompagnava la persona offesa alla sua autovettura.

Le foto

Inoltre, al fine di sollecitare il pagamento, l’uomo, nel corso del rapimento, ha inviato anche ai vertici aziendali della società capitolina fotografie e video ritraenti la vittima con il volto tumefatto. Messaggi chiari della ferocia con cui la questione, a suo avviso, doveva essere chiusa e alla svelta. 

L’estorsione con l’ombra della mafia

Ma all’uomo, adesso finito in arresto, anche di aver tentato di estorcere una somma di denaro al responsabile commerciale della società per la quale aveva effettuato lavori edili. Le indagini, infatti, hanno consentito di appurare che l’indagato, inviava tramite WhatsApp messaggi dal contenuto intimidatorio in cui evocava la propria contiguità alla criminalità organizzata campana, prospettando, in caso di mancato pagamento, l’intervento di soggetti riconducibili a un gruppo criminale mafioso.

Chi è la persona arrestata

Ad ogni modo l’indagato, A.T., classe 1987, gravemente indiziato di essere l’autore del sequestro di persona a scopo di estorsione, nonché di una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, è stato raggiunto lo scorso 28 luglio dalla misura della custodia cautelare in carcere. A disporre il provvedimento il Giudice delle Indagini Preliminari presso il Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia,

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