Terracina. I terremoti politici in zona non si fermano mai. E non si tratta solamente di scosse di assestamento, perché la strada è ancora lunga nelle indagini e gli scheletri nell’armadio continuano a fuoriuscire senza sosta.
Reati fiscali, tributari, fallimentari, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, intestazioni fittizie di beni, falsi, corruzione, riciclaggio e molto altro ancora attanagliano Terracina, la sua politica e gli imprenditori locali.
Il ”modello Terracina”: il legame di mafia, politica e imprenditori
In molti di questi casi, i legami con la corruzione, da parte di politica e imprenditoria locale, sono così stretti da non consentire più di vedere chiaramente il confine tra le diverse organizzazioni, come se ormai tutti questi versanti fossero un tutt’uno inestricabile. I riflettori dell’Antimafia sono tutti puntati sul Comune della provincia di Latina.
L’inchiesta Dirty Glass
“Iannotta diede lavoro a un consigliere comunale di Terracina. La giunta di Nicola Procaccini era in difficoltà e quel consigliere era un civico. Luciano lo fece per aiutare il sindaco e con quell’assunzione la maggioranza terracinese divenne subito più solida “. Questo, in sintesi, quanto ha dichiarato alla Direzione distrettuale antimafia su quello che un tempo è stato uno dei collaboratori più stretti di Luciano Iannotta, l’imprenditore arrestato due anni fa, nell’ambito dell’inchiesta “Dirty Glass”, come riportato anche da la Repubblica.
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Un impero criminale tra Roma e Latina
Stando alla direzione distrettuale antimafia di Roma, Iannotta aveva costruito un vero e proprio impero criminale tra Roma e Latina. Lo aveva fatto nel tempo, a suon di reati fiscali, tributari, fallimentari, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, intestazioni fittizie di beni, falsi, corruzione, riciclaggio, turbative d’asta, sequestro di persona, detenzione e porto di armi da fuoco.
Nient’altro perché forse i reati da commettere erano finiti. Dalla sua parte, poi, c’erano anche alcuni elementi delle forze dell’ordine. Inoltre, le sue spalle erano ben coperte da un piccolo esercito di carabinieri, finanzieri, poliziotti e agenti dei servizi segreti, tutti sapientemente corrotti.
Legami con la giunta Fratelli d’Italia?
Quel contratto di lavoro al consigliere comunale sarebbe stato un modo, secondo la testimonianza dell’ex collaboratore dell’imprenditore, di rendersi amica la giunta di Fratelli d’Italia. E non sarebbe stato il solo favore fatto dal principale imputato in “Dirty Glass” all’allora sindaco Procaccini, il quale è attualmente deputato di Fratelli d’Italia e indagato nella maxi inchiesta sulle concessioni demaniali a Terracina.
L’Antimafia e le indagini in corso
Tra le altre cose, anche l’aver accettato di fare il presidente del Terracina calcio, in base alla Dda, sarebbe stata un’altra iniziativa di Iannotta per accreditarsi con l’allora primo cittadino, uno degli uomini più vicini a Giorgia Meloni.
Ad ogni modo, la mafia è ben estesa nel Paese, ma non è la prima volta che l’Antimafia si interessa particolarmente a Terracina e alla sua politica. Per portare un altro esempio, anche l’ex consigliera regionale di centrodestra Gina Cetrone, candidata nel 2016 in una lista della coalizione contrapposta a quella di Procaccini, è imputata con l’accusa di aver assoldato il clan rom Di Silvio per la campagna elettorale. (la Repubblica)