Lo hanno stanato nella notte. Lui, Antonio Gallace, esponente dell’omonima cosca, aveva scelto il litorale romano, nello specifico la città di Nettuno, per sfuggire alla Giustizia. Venti anni la condanna pendente a suo carico per i reati di associazione mafiosa, associazione per il traffico di stupefacenti e altro.
Chi è Antonio Gallace e da quanto era latitante
L’uomo si nascondeva presso l’abitazione della propria moglie, all’interno di un vano ricavato in un armadio. Antonio Gallace, nello specifico, era latitante dal 2 novembre 2020, quando la Suprema Corte di Cassazione aveva definitivamente confermato le condanne inflitte a vari membri della cosca “Gallace”, scaturite dall’indagine “Appia” condotta nel 1997-1999, sempre dal ROS, nei confronti dell’organizzazione di matrice ndranghetista operante sul territorio del distretto di Roma. E da allora aveva fatto perdere le proprie tracce: fino a stanotte quando il blitz dei Carabinieri ha messo fine alla sua latitanza.
La condanna per associazione mafiosa
Il superlatitante, 59enne, esponente della cosca “Gallace di Guardavalle” operativa da anni sul litorale romano. Era destinatario di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Roma, sotto il cui coordinamento sono state svolte le ricerche. Il latitante deve scontare la pena di 20 anni, 11 mesi e 10 giorni di reclusione per i reati, come detto, di associazione mafiosa, associazione per il traffico di stupefacenti nonché altri capi di imputazione.
L’arresto del figlio
La sua cattura è maturata peraltro nell’ambito di una più ampia e complessa manovra investigativa condotta dal ROS sul contesto ndranghetista di riferimento, che ha portato, lo scorso 7 ottobre 2021, anche alla cattura in provincia di Catanzaro di Gallace Cosimo Damiano, fratello dell’odierno arrestato, anch’egli latitante.
Leggi anche: Roma, un’intera famiglia arrestata per usura: coinvolta anche una funzionaria antimafia
Le indagini
Le indagini avevano evidenziato come la locale di ‘ndrangheta di Guardavalle (CZ), del mandamento jonico della ‘ndrangheta reggina, avesse costituito un’articolazione con autonomia operativa sul litorale romano, ma organizzativamente dipendente dalla struttura calabrese. A seguito delle perquisizioni eseguite è stato rinvenuto materiale di interesse investigativo che sarà sottoposto ad analisi.