Sono almeno due, le zone d’ombra che rimangono ancora senza una risposta e che meritano certamente un riflessione sull’omicidio di Anzio. La prima: perché Ahmed Ed Drissi afferra per il pizzetto Leonardo Muratovic quando lo vede entrare nel locale intimandogli «Tu qui non ci devi stare»? E, poi, non meno importante: perché il padre della vittima, il giorno dopo l’aggressione, si reca al commissariato di Anzio accoltellando i due buttafuori della Bodequita nonostante pare non c’entrino nulla con la rissa.
L’intricato retroscena dell’omicidio di Anzio
Nel tentativo di dare una risposta è necessario ripercorrere i fatti riavvolgendo il nastro, rimettendo insieme i pezzi di un’amicizia andata in frantumi. Punto cruciale della ricostruzione e della ricerca della verità sembra essere un altro episodio che ha coinvolto gli stessi protagonisti, un episodio di circa un anno fa, avvenuto nello stesso locale (Bodequita). In quella occasione, il pugile 25enne di Aprilia pare avesse creato del problemi all’interno del locale.
Il buttafuori e l’invito a rimanere calmo: perché?
Per alcuni è sempre stato una ”testa calda”, per altri era semplicemente uno sportivo amante della boxe. In pratica, come riporta anche il Messaggero, la stessa descrizione che ad Anzio circola sui tre fratelli magrebini: anche Adam pratica la boxe fin da quando era un ragazzino. Fatto sta che quando Leonardo si avvicina al locale, quella sera fatale, il buttafuori – che lo conosce – gli chiede subito di mantenersi calmo e tranquillo.
La tensione crescente nel locale
Proprio dopo aver rassicurato il buttafuori, ecco che si crea la tensione: si innesta il confronto con i fratelli Ed Drissi. Il più grande, Ahmed, chiede al pugile di lasciare il “Bodeguita Beach”. Secondo quanto riportato da il Messaggero, la reazione della vittima non è delle migliori: ”Da qui non mi muovo, qui sto benissimo”. Da qui, la tensione comincia a salire progressivamente, tanto che il servizio di vigilanza chiede ai due gruppi di lasciare il locale. . La richiesta viene accolta, e una decina di giovani vengono scortati lungo la passerella che dalla spiaggia porta al piano stradale, sulla riviera di Ponente.
L’aria è ancora molto tesa, e di lì a poco si scatenerà la tragedia. La testimonianza e la versione del responsabile della sicurezza, su come sono andati i fatti, coincide, tra l’altro, con quella dei due fratelli magrebini raccontata al momento di costituirsi dai carabinieri. Mentre la versione degli amici di Leonardo – secondo cui la vittima sarebbe stata avvertita dagli uomini della vigilanza del “Bodeguita Beach” che sulla riviera c’erano delle persone che lo aspettavano per parlargli – perde di consistenza.
Il padre accoltella i buttafuori
Ma perché il padre accoltella i buttafuori? Forse crede che siano corresponsabili di un finto tranello ordito nei confronti del figlio o perché non si sa fino a che punto di magrebini fossero reali clienti del locale? Fatto sta che qualcuno deve aver minacciato i fratelli Ed Drissi, al punto da farli fuggire momentaneamente da Anzio fino a quando non hanno deciso di costituirsi.
Il passato dei due fratelli Ed Drissi
I due fratelli, Adam e Ahemed, molto legati tra di loro, che vivono e sbancano il lunario con lavoretti occasionali e consegne a domicilio. Nella loro famiglia, che vive in un quartiere border-line di Anzio – il quartiere Zodiaco, più volte finito al centro di retate ed arresti – ci sono altri tre tra fratelli e sorelle e la madre.
Accoltellamento e spari contro abitazione
Nel passato di Ahmed, poi, ci sono alcune vicende torbide: il ragazzo quando ancora era minorenne accoltellò, senza ucciderlo, il fidanzato della sorella, mentre ad aprile del 2016 fu arrestato dai carabinieri di Anzio perché insieme ad un complice, a bordo di una moto, sparò contro un’abitazione.
Quando i militari lo fermarono, gli trovarono addosso una Beretta calibro 7,65 perfettamente funzionante, carica e con un colpo in canna. Non è escluso che quell’agguato fosse stato anche commissionato
Adam: boxe e fedina penale pulita
L’altro fratello, Adam, invece ha la fedina penale pulita. Anche lui un appassionato di boxe. In passato era stato amico di Muratovic fino a che, vari dissidi posero fine al rapporto. Sul suo profilo Facebook si rincorrono foto di incontri sul ring ma anche quelle con alcuni di noti attori di serie televisive incentrate sulla malavita. Ad ogni modo, le storie e i racconti sulla vicenda sono ancora tanti ed intricati.
Elementi aggiuntivi per le indagini
“I soggetti coinvolti in questa storia si muovono nel mondo dello spaccio, ma l’omicidio non è stato compiuto per una spartizione di quel mercato”. La famiglia, poi, sostiene che “Leo è stato aggredito almeno da cinque persone. Sicuramente almeno da cinque. Dopo il primo colpo ha alzato la maglietta e ha detto al suo accoltellatore: Guarda cosa mi hai fatto? L’aggressione però è proseguita e quando era a terra gli hanno anche spaccato una bottiglia in testa”.
C’è poi chi dice che i coltelli erano due. Un amico del 25enne, in particolare, avrebbe visto tutto, ma non si sarebbe ancora deciso a parlare con gli investigatori. La famiglia, in queste ore, pare stia cercando in tutti i modi di convincerlo a testimoniare.