Roma. I gesti ammiccanti, le pose e le movenze costruite, come se qualcuno le stesse suggerendo di fatto quali atteggiamenti assumere per le istantanee, prima di scattare quelle fotografie. Parliamo delle fotografie di una 12enne della Capitale, che lei stessa realizzava, ma non si trattava né di lavoro, né di vanità, né di social.
La piccola scattava quelle fotografie con il proprio cellulare e poi le mandava a un uomo di 29 anni, Cristiano R., ora accusato di pornografia minorile, adescamento di minori e detenzione di materiale pedopornografico.
Adescata sui sociali da un ragazzo più grande
L’uomo incriminato, stando alle indagini, le avrebbe scritto per la prima volta nel 2017, trovandola attraverso i social network e aggiungendola successivamente ai suoi contatti. Da quel giorno, i contatti sono stati quasi costanti, con continui scambi di messaggi (ora la giovane ha 16 anni) attraverso i quali il ragazzo più grande si congratulava con lei per l’aspetto fisico. Complimenti ed apprezzamenti che, di certo, avranno avuto il loro effetto sulla bambina, felice, forse, di aver attirato l’attenzione di un ragazzo più grande.
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Il patto: foto hard in cambio di denaro
Lo scambio di messaggi, però, era tutt’altro che innocente. Sotto quelle parole, si celavano altre intenzioni, diverse, che poi Cristiano R. ha palesato in maniera inequivocabile non molto tempo dopo. Sembra che tra i due ci fosse addirittura un ”patto”, come una sorta di contratto: alla ragazzina veniva chiesto di scattarsi delle foto, con suggerimenti anche sulle pose da assumere. Gli scatti effettuati venivano inviati tramite WhatsApp, e la minore riceveva anche un compenso per le sue prestazioni. Il ragazzo arrivava a pagare anche 5 euro per ogni foto.
Le pressioni sempre più insistenti
Quel patto andò avanti per diversi mesi: all’inizio si trattava di scatti con abiti attillati e pose un po’ ammiccanti, ma poi Cristiano R. ha iniziato a pretendere sempre di più, quelle tipologie di foto non gli bastavano. Così, ha iniziato a cambiare le regole, le richieste erano diventate più audaci, sino a pretendere delle foto di nudo. Richieste pressanti, precise e insistenti: ”Non posso, ora, devo andare a scuola” rispondeva lei, avendo percepito che la situazione forse stava sfuggendo di mano. Ma lui continuava ad insistere.
La denuncia della ragazza
Solamente qualche mese più tardi, nel settembre 2017, come riporta anche Il Messaggero, la minore aveva trovato il coraggio di denunciare, parlandone ai genitori. Una richiesta disperata di aiuto alle frequenti pressioni del ragazzo. Agli atti è presente l’intero scambio di messaggi tra i due, con tanto di foto mandate dalla ragazza.
Per l’accusa, l’imputato «compiva atti volti a carpire la fiducia della minore, attraverso artifici e lusinghe intrattenendo conversazioni esplicite e relative alla richiesta di fotografie in abbigliamento succinto o nuda», si legge negli atti. La prossima udienza si terrà il 16 febbraio del 2023.
Il fenomeno dell’adescamento dei minori sui social
Il fenomeno dell’adescamento dei minori attraverso i canali social è, purtroppo, sempre più diffuso nel nostro Paese. Solamente nel 2021, secondo i dati del centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online, sono stati più di 5mila i casi trattati dalla Polizia Postale.
Un incremento netto di circa il 47% rispetto all’anno precedente. Complice di tutto ciò, un sempre più assiduo impiego delle piattaforme virtuali da parte dei giovanissimi che spendono la gran parte del loro tempo su di esse, facendone la piazza principale delle loro relazioni.