Si era innamorata e pensava di essere ricambiata di quell’uomo conosciuto sulla chat di incontri. Ma per lui, cinquantenne di bell’aspetto, lei era solo un modo per divertirsi ed estorcere denaro. E quando la donna se ne è resa conto, dopo più di quattro anni di relazione a singhiozzo, ecco il ricatto: “Se mi denunci mando le tue foto osé a tuo marito e gli racconto di noi”.
Ma la donna, una 52enne di Roma, stanca di pagare e di essere presa in giro, decide di denunciare l’amante e porre fine al ricatto. Si rivolge all’avvocato Vito Alberto Calabrese e racconta tutto. Poi va in Questura e ripete il suo racconto agli agenti. E adesso l’uomo, originario di Frosinone e residente a Pontinia, in provincia di Latina, dovrà difendersi davanti al giudice. Per lui l’accusa mossa dal pm Fabrizio Tucci è di violenza privata.
L’incontro
Tutto ha inizio nel 2014. I due si conoscono attraverso il sito di incontri “Baboo”. Iniziano a chattare. Le chiacchiere vanno avanti per alcuni mesi. Nasce una simpatia, che la donna giudica come “una forte intesa mentale”. Alla fine decidono di incontrarsi e optano per un posto a metà strada. Sono passati 4 mesi dal loro primo scambio di messaggi sul web. Si danno appuntamento al Centro Commerciale di Castel Romano, sulla Pontina, vicino Pomezia.
“Quando ci siamo incontrati abbiamo fatto una breve passeggiata, poi già quel giorno mi ha chiesto dei soldi. Mi ha infatti detto di dover fare rifornimento alla sua auto”, racconta la donna. In quell’occasione la 52enne, nonostante l’irritualità della richiesta, aveva consegnato 20 euro all’uomo, pensando fosse in difficoltà economiche.
Le richieste di denaro
Tra i due nasce una storia. Per la donna si tratta di una rinascita sentimentale, anche se gli incontri sono sporadici. Si vendono infatti non più di una volta al mese. E ogni volta lui le chiede dei soldi. “Ogni volta, alla fine dei nostri incontri, adducendo il fatto che era in difficoltà economiche, chiedeva del denaro. E io gli davo piccole somme”, dichiara la donna.
Dopo un anno di relazione l’uomo sparisce. Ricompare dopo qualche mese, sempre con lo stesso cliché. Ogni volta che si vedono le chiede denaro. Prima solo per la benzina, poi anche per coprire altre spese. Le richieste si fanno sempre più alte. L’uomo le racconta di aver finalmente lasciato la compagna e di aver bisogno di soldi e di una casa: si fa dare 450 euro, ma poi sparisce di nuovo.
Riappare qualche mese dopo, per chiederle altri soldi. Ovviamente, le sparizioni sono giustificate da varie fandonie, come viaggi all’estero. Stavolta l’uomo racconta di essere stato minacciato da un albanese, di essere nei guai seri. Riesce a farsi consegnare addirittura 1.000 euro. E poi altri altri soldi ancora, per un totale di 2.142 euro, in soli due mesi, tra marzo e giugno del 2018. “Solo una volta gli ho chiesto aiuto per ristrutturare una casa che ho fuori Roma”, racconta la donna. “Visto che non mi ridava i soldi indietro, gli ho detto che poteva almeno fare dei lavori nella mia abitazione. Lui ha acconsentito, ma non li ha mai fatti. Anzi, mi ha anche preso in giro, assicurando di aver acquistato una porta, chiedendomi per questo i soldi, senza mai averlo fatto. Ha continuato a chiedermi soldi per il materiale, gonfiando i prezzi e senza mai acquistare nulla”.
Il ricatto
In tutto, la donna ha consegnato al 50enne 4.700 euro. Ma anche le chiavi della casa in campagna e la sua auto, una Peugeot 307. Quando la 52enne ha messo alle strette l’uomo, dicendogli che se non le avesse restituito il denaro, le chiavi di casa e l’auto che gli aveva prestato lo avrebbe denunciato, l’uomo ha iniziato a minacciarla. “Se lo fai, mando le tue foto osé a tuo marito”.
Il riferimento era ad alcune foto inviate tramite whatsapp in cui la donna era in abbigliamento intimo o in topless. “Gliele avevo inviate dopo molti mesi dall’inizio della nostra relazione, perché prima non mi fidavo”, racconta la donna. “In tutto sono solo 3 o 4 foto. E anche lui mi aveva mandato messaggi e foto dello stesso tenore. Solo che io li ho cancellati subito.
Il processo
Il 14 giugno, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Roma, è stata ascoltata sia la donna che gli agenti che hanno raccolto la denuncia. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe agito “con atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere la donna a non presentare denuncia non riuscendo nel proprio intento per cause indipendenti dalla sua volontà”, oltretutto “minacciando la persona offesa di riferire al coniuge della loro relazione, mostrando all’uomo alcune foto della donna in atteggiamenti intimi”. Il processo è stato rinviato al 22 novembre per la discussione e la sentenza.
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