Avevano messo in piedi un bel giro d’affari e lo avevano fatto ‘giocando’, senza pietà, sul dolore di chi aveva dovuto fare i conti con un lutto, di chi aveva perso una mamma, un padre, un affetto caro. Da una parte, in questa ‘società’, alcuni dipendenti Ama, dall’altra un’agenzia funebre, ma tutti con lo stesso obiettivo: truffare, raggirare i parenti delle vittime e arrotondare a fine mese lo stipendio. Come? Con delle false cremazioni nel cimitero di Prima Porta, nella zona nord di Roma. E queste, per metterle in pratica, avevano bisogno di pratiche disumane, di cadaveri mutilati e fatti a pezzi.
Come funzionavano le false cremazioni al cimitero di Prima Porta
Il ‘modus’ operandi era sempre lo stesso: su richiesta delle ditte funebri, alcuni operai dell’Ama avrebbero estratto dai loculi del cimitero almeno tre salme, poi con tanto di arnesi e coltelli si sarebbero accaniti su quei corpi. Li avrebbero sezionati, ridotti a pezzi, mutilati, prima di chiedere ai parenti, con la ‘scusa’ di fare una giusta estumulazione, del denaro, che poteva andare dai 50 ai 300 euro. Una procedura illegale, un modo di lucrare sui morti e sul dolore senza alcun ritegno, come se fosse tutto così normale. Ora, però, 13 dipendenti dell’azienda capitolina dei rifiuti e tre impiegati di tre diverse agenzie funebri sono finiti a processo e sono accusati di truffa e vilipendio. Loro che non si sarebbero fermati davanti a nulla pur di portare a casa uno stipendio più alto.
Il video che ha ‘incastrato’ gli operai
Un sistema truffaldino e ben architettato che è stato smantellato anche dalle telecamere messe dai Carabinieri nel cimitero e da quei video che non lasciano certo spazio ai dubbi. Video in cui si vedono chiaramente i dipendenti Ama, con la divisa arancione, attorno alla salma: si accaniscono sul corpo, lo sezionano, poi buttano i resti nell’ossario comune. Così il ‘lavoro’ era quasi concluso, mancava solo la parte finale: la richiesta di soldi ai parenti per fare quella che loro spacciavano come una giusta e idonea estumulazione. Ma che di giusto, in realtà, aveva ben poco.
Le dichiarazioni dell’Ama
L’Ama S.p.a, quando lo scandalo a luglio del 2020 era venuto alla luce, si era subito detta al fianco delle forze dell’ordine per l’inchiesta «sulle presunte false cremazioni presso il Cimitero di Prima Porta. L’indagine in corso, fin dall’inizio, vede la struttura Cimiteri Capitolini di Ama parte attiva con le autorità competenti per accertare il reato di truffa ai danni di cittadini e della stessa Ama da parte di alcuni operatori di agenzie funebri private». Ora 13 persone sono finite a processo e la prossima udienza è fissata a ottobre.