La crisi climatica che sta colpendo il nostro pianeta è sempre più evidente. Insieme agli altri paesi, l’Italia è coinvolta nel problema della siccità e l’estate 2022 è da poco iniziata, secondo i report degli esperti, con molti giorni di anticipo e con delle temperature anomale.
Il calo delle piogge e le temperature torride hanno fatto emergere, prima del previsto, il problema della siccità. Questo potrebbe portare a un razionamento dell’acqua in determinate zone del nostro Paese, lì dove il quadro appare critico.
Perché si rischia la siccità in Italia
Durante la prima metà dell’anno abbiamo spesso sentito parlare di assenza di piogge. Proprio questo sarebbe il primo fattore critico per la salute del suolo, così come per quella delle fonti e delle riserve idriche italiane che non riescono più a far adeguatamente fronte al fabbisogno nazionale.
Dal punto dei vista dei fiumi il Po è quello che ne ha risentito maggiormente, mentre per i laghi è sicuramente il Lago Maggiore. L’emergenza climatica, però, sta colpendo anche le catene montuose e i rispettivi ghiacciai: il paesaggio alpino è il più martoriato con ghiacciai ormai quasi senza neve. Questi cambiamenti si ripercuotono anche sul settore agricolo, il quale vede sempre più complicata la coltivazione di grano, mais e riso. Come se la crisi del mercato dei cereali indotta dalla guerra non fosse già abbastanza.
Il nostro territorio, dunque, martoriato dall’assenza di piogge potrebbe non riuscire a far fronte alla richiesta d’acqua e i razionamenti nelle città potrebbero essere l’unica soluzione.
Quali sono le zone a rischio
A delineare le prospettive future è stato l‘Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche. La prima regione che potrebbe interfacciarsi con questa misura è la Lombardia. Seguita dalla regione Lazio. Insieme al Lago Maggiore, in difficoltà si trovano anche i laghi di Bracciano e di Nemi a pochi km dalla Capitale.
“Una delle zone maggiormente interessate dalla scarsità d’acqua sono i Colli Albani dove, per evitare interruzioni di fornitura idrica, il gestore Acea Ato2 si è rivolto alla Regione per chiedere un incremento del prelievo dalla sorgente del Pertuso, una delle fonti del fiume Aniene, la cui condizione già critica (-60% sulla media 1953-1974) non potrà che ulteriormente aggravarsi”. Queste le parole dell’Osservatorio.
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