Non si fa altro che parlare di virus: dall’incubo del Covid ai nuovi casi di vaiolo delle scimmie, fino alla pesta suina, quel virus che si sta diffondendo tra i cinghiali della Capitale e che, fortunatamente, non sembrerebbe rappresentare un pericolo per l’uomo. Ora, però, sono 15 i casi positivi: 14 nell’area perimetrata di Roma e uno a Rieti, a Borgo Velino. A confermarlo l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato, che ha specificato come il controllo da parte dei servizi veterinari delle Asl stia proseguendo.
Peste suina a Roma e il ‘caos’ sull’abbattimento dei cinghiali
Da una parte la pesta suina, dall’altra l‘allarme cinghiali nella Capitale e l’idea di abbattere gli animali. Ma se per Gualtieri e tutta l’amministrazione questa sembra essere l’unica strada percorribile, per gli animalisti e molti esponenti politici l’abbattimento va evitato e scongiurato perché considerato una ‘prassi violenta’. Tra manifestazioni, flash mob e le dichiarazioni del Sindaco, che ha rassicurato tutti i romani che presto i cinghiali non ‘scorrazzeranno’ più per le strade, l’unica certezza è che i casi di peste suina a Roma stanno aumentando. E ora, come ha fatto sapere D’Amato, si sta attendendo la perimetrazione della nuova zona rossa anche nel reatino.
Cos’è il virus che sta colpendo i cinghiali
La peste suina africana è una malattia infettiva molto contagiosa, che coinvolge suini, cinghiali e suidi selvatici europei. Già a gennaio scorso fra Liguria e Piemonte sono state ritrovate numerose carcasse di cinghiali, poi risultate positive al virus della peste suina africana. Ora, però, il virus, ormai da qualche settimana, è arrivato anche a Roma, con l’allerta che resta massima, nonostante la malattia non sia trasmissibile all’uomo. Eppure, una soluzione va trovata, oltre alla zona rossa e ai cassonetti, quelli che spesso vengono presi d’assalto dai cinghiali, recintati.