Roma. Una maxi truffa perpetrata ai danni dell’INPS da parte di un gruppo di imprenditori operanti, con plurime società, nel settore della grande distribuzione. Secondo l’accusa, i soggetti in questione avrebbero sì formalizzato all’INPS le dichiarazioni di assunzione di circa un centinaio di dipendenti, ma poi tali posizioni lavorative si sarebbero poi rivelate essere meramente fittizie, cioè inesistenti.
Frode all’INPS per incassare la NASPI
Il tutto pensato per poter inoltrare, successivamente, allo stesso Ente, tramite un consulente compiacente, le richieste della NASPI, ovvero della indennità di disoccupazione. I truffatori hanno così ottenuto, grazie anche alla complicità di un dipendente INPS che avrebbe effettuato l’accesso abusivo al sistema informatico, la liquidazione delle relative somme sui conti correnti che solo apparentemente erano intestati ai lavoratori. In realtà, tali conti erano nella piena disponibilità degli imprenditori coinvolti nella truffa.
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Complici all’interno e sabotaggio del sistema informatico
I soggetti, agendo in tal modo grazie anche al supporto di alcune ”talpe” interne, hanno ottenuto un cospicuo illecito profitto, con un ingente danno economico nei confronti dell’INPS. Danno particolarmente rilevante dato il numero di dipendenti fittizio e le relative somme erogate. In esito all’udienza preliminare, l’INPS si è costituita parte civile e tutti gli imputati sono stati rinviati a giudizio.
Le parole dell’avvocato difensore sul caso
Contattato e ascoltato, il legale degli imprenditori, l’Avv. Alfredo Foti del Foro di Roma, ha precisato che “La scelta difensiva di non formalizzare alcuna richiesta di riti alternativi e, per l’effetto, di sostenere un evidentemente necessario dibattimento, è da intendersi quale funzionalmente e finalisticamente orientata a consentire l’emergenza di quel compendio probatorio idoneo a dimostrare la totale estraneità di tutti gli imprenditori da me assistiti rispetto alle contestazioni doverosamente elevate dall’Ufficio di Procura, considerato che gli stessi non sono stati – come allo stato invece parrebbe – complici, né tantomeno ideatori, di una truffa aggravata ai danni dell’INPS ma, esattamente al contrario, ignare vittime di un raggiro perpetrato nei loro confronti”.