“Dalle stelle alle stalle“. Forse potrebbe riassumersi così la fine di trentadue dei 38 imputati che gestivano il traffico di cocaina tra i palazzi di viale dell’Archeologia, a Tor Bella Monaca. Erano abituati a una vita decisamente lussuosa. Elicotteri privati, yatch, vacanze a Capri, Ferrari, Lamborghini, Porche, ville gigantesche. La loro vita non aveva sconti, tutte le loro abitudini erano esclusive. Ma “il sogno” è finito: sono stati condannati a scontare, complessivamente, ben 152 anni e tre mesi di carcere.
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La condanna ai Narcos di Tor Bella Monaca
Da ville e alberghi lussuosi ai lettini del carcere di Rebibbia. Hanno perso tutto. Dal 2021, i capi della piazza di spaccio più famosa e importante di Tor Bella Monaca sono in carcere in seguito all’operazione con cui i Carabinieri, nell’Aprile scorso, arrestarono più di 50 persone. Ieri è arrivata la condanna definitiva: 32 imputati sono condannati complessivamente a 152 anni e 3 mesi di carcere.
L’inchiesta dell’Antimafia della procura di Roma
L’inchiesta è partita grazie ad alcune dichiarazioni da parte di due collaboratori di giustizia. Dai loro racconti (“spaccio di cocaina, hashish, eroina, sequestro di persona”, …) sono venute fuori informazioni che hanno aiutato gli agenti e gli investigatori a mettere insieme i punti.
La piazza di spaccio dei Longo
La piazza di viale dell’Archeologia era seguita da tre fratelli, con a capo Daniel Longo, condannato a 12 mesi e 4 mesi di carcere. Era un “lavoro” che gli occupava tutte le ore della sua quotidianità. La piazza di spaccio era aperta continuamente. Si può descrivere come un centro commerciale della droga. Riuscivano a guadagnare circa 15-20mila euro, ogni giorno. L’organizzazione era infallibile. I pusher e i “controllori” avevano degli orari predefiniti da rispettare.
La vita di Daniel Longo
Per lui non esisteva riposo. E quando esisteva, non passava sicuramente inosservato. Era abitudine condividere il tanto lusso su Tik Tok. Video di vacanze invidiabili, una vita folle, gite a Porto Cervo, tavoli al Billionaire, sembrava che il mondo fosse suo. Ma tutto è finito.