Minacce, estorsioni, violenze. Questi erano solo alcuni dei metodi utilizzati da Augusto Proietti, noto anche come il re delle bancarelle per detenere un vero e proprio monopolio tra gli ambulanti della Capitale. Il sistema usato dall’uomo aveva tutta l’aria di un’associazione a delinquere, dal taglio anche mafioso.
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Augusto Proietti, chiesto il rinvio a giudizio: indagate 7 persone
Come riportato dal Messaggero, il Pubblico Ministero Alberto Galanti ha firmato per tutte le persone una richiesta di rinvio a giudizio mentre toccherà al gip Annalisa Marzano stabilire la data della prima udienza preliminare.
Le accuse verso Proietti sono dunque molto serie e pesanti. Tuttavia l’uomo non è l’unico ad essere coinvolto in questa storia. Assieme a lui anche i suoi tre figli, altre tre persone e a rischio anche un militare che nel corso dei controlli anti abusivismo non avrebbe sanzionato l’ambulante.
Il regno di Augusto Proietti e soci
Il “regno” di Proietti copriva praticamente tutta Roma. Moltissimi i quartieri interessati e capillarmente raggiunti dall’uomo che a tale scopo, insieme ai propri soci, si era impossessato di numerose licenze intestate ad altre persone e che avrebbe poi subaffittato. Ma non solo, l’uomo avrebbe poi preteso dai vari commercianti il versamento di una quota giornaliera il cui importo andava da 50 a 500 euro.
L’attività avrebbe consentito a Proietti e soci di venire in possesso di circa 20mila euro a settimana ovviamente in nero. Agli imputati vengono inoltre segnalati ammanchi nel pagamento delle imposte al Campidoglio per circa 960mila euro. I fatti vanno dal 2005 fino al 2018.
La condotta dal piglio mafioso
Secondo l’accusa Proietti non avrebbe inoltre mancato di esercitare condotte violente e minacciose sia nei confronti della Polizia Locale che effettuava i controlli sia verso gli altri ambulanti che per non perdere il lavoro erano costretti a pagare. Talvolta l’uomo inscenava anche delle proteste plateali, nonché minacciare gli altri venditori per poi occupare le loro postazioni. Secondo la ricostruzione delle Procura, gli altri ambulanti sarebbero stati anche malmenati, le loro proprietà danneggiate e il tutto era aggravato dal comportamento mafioso messo in atto sia da Proietti sia da i suoi soci.