Eco-X, cinque anni dopo. Stesse immagini, stesse domande e interrogativi a cui nessuno riesce a dare risposta. Con buona pace di promesse sbandierate da più fronti su ciò che riguarda la bonifica del sito andato a fuoco, appestando l’aria con una maxi nube tossica fino a km e km di distanza, il 5 maggio 2017. Le uniche novità sono (le sveliamo in esclusiva), come comunicatoci dal Sindaco di Pomezia Adriano Zuccalà, il dissequestro dell’area – con ciò che resta dell’impianto in mano al curatore fallimentare – e i (nuovi) costi della bonifica saliti a un totale, sempre secondo il Primo Cittadino, di circa sei milioni di euro. Un milione in più rispetto alla cifra circolata fino ad oggi.
Soldi che nessuno, a quanto pare, ha, con il solo Comune che ha speso delle somme per la “messa in sicurezza” – i cui benefici/effetti a nostro avviso vanno rimessi in discussione – che peraltro avrebbe dovuto riottenere dalla Regione ma che, fin qui, non ha riavuto. Caduti nel vuoto, ancora, tutti gli appelli nuovamente alla Regione e in più al Ministero per intervenire sulla bonifica.
Domani allora, 5 maggio 2022, quinto anniversario del disastro, sul nostro sito e sul giornale cartaceo di maggio, in distribuzione in questi giorni, troverete un lungo speciale dedicato alla Eco-X con tutte le carte e i documenti raccolti in questi cinque anni.
Gli interrogativi sul disastro Eco-X di Pomezia
Intanto però, esattamente come un anno fa, di novità sostanziali non ce ne sono. Le domande e gli interrogativi rimasti irrisolti pertanto sono sempre gli stessi:
- Come è stato possibile dare le autorizzazioni un’azienda che non aveva nemmeno la certificazione antincendio né un sistema idrico idoneo a spegnere eventuali roghi senza contare le altre carenze in materia di sicurezza? O per ciò che riguarda la polizza fidejussoria stipulata con una compagnia assicurativa la cui operatività in Italia era stata interdetta nel 2012, ovvero due anni prima della voltura dalla Eco-X alla Eco Servizi per l’Ambiente, la società che per ultima aveva preso in affitto lo stabilimento e il ramo d’azienda?
- Nessuno ha responsabilità sui controlli dato che a più riprese i problemi all’interno di quello stabilimento, che al momento del disastro ospitava almeno il triplo di rifiuti rispetto a quelli consentiti e soprattutto autorizzati, erano stati segnalati alle autorità competenti? Perché nessuno ha tenuto conto del noto esposto del CdQ Castagnetta-Cinque Poderi a novembre 2016, in cui veniva documentato lo scriteriato accumulo di rifiuti lungo tutto il perimetro della Eco-X?
- O quello del Polieco, il Consorzio Nazionale che si occupa di monitorare il ciclo legato ai rifiuti dei beni in polietilene (plastica, ndr), che addirittura ad aprile 2017 parlava di così tanti rifiuti nell’area che a malapena i mezzi meccanici riuscivano a muoversi? ù
- Perché dopo il sopralluogo congiunto saltato all’ultimo istante il 21 febbraio 2017 presso la Eco-X non venne subito fissata un’altra data?
- E arriviamo ad oggi: nessuno ha responsabilità per la mancata attuazione di quel piano di intervento stilato a stretto giro dopo l’incendio, che prevedeva, tra le altre, la mappatura dei rifiuti presenti fino ad arrivare, sulla base di questo, alla bonifica del sito?
- Che certezze può dare in definitiva quindi una politica che non è in grado di controllare né in anticipo, verificando che tutte le autorizzazioni siano in regola e che tutti gli adempimenti vengano rispettati, né durante, con controlli puntuali di prevenzione sulle aziende a rischio, né dopo, agendo tempestivamente per porre rimedio a disastri come quello della Eco-X?
Il fallimento della politica
Insomma, il disastro del 5 maggio 2017 è la “prova provata”, vale sempre la pena di ricordarlo, che il sistema fondato sulla burocrazia del “passa-carte”, ovvero sulla gestione soltanto formalistica delle questioni pubbliche, senza cioè che nessuno si prenda la briga effettivamente di agire, ha miseramente fallito. E se con Eco-X ormai non si può più tornare indietro che almeno quanto accaduto sia da monito affinché disastri del genere non si ripetano mai più.
Cosa c’è oggi dentro il sito bruciato nel 2017 in Via Pontina Vecchia
Una piccola chiosa ce la riserviamo infine sulla situazione attuale all’interno del sito di Via Pontina Vecchia. Come detto la messa in sicurezza rischia di essere vanifica e non solo perché i rifiuti ormai da mesi sono esposti agli agenti atmosferici, oltre che al pericolo di incendi, ma anche perché, di “sicurezza” nel senso più ampio del termine, nell’area non ce n’è affatto.
Entrare e uscire dalla Eco-x è possibile a chiunque e con estrema facilità. E in tal senso qualcuno dovrà anche spiegare la presenza, recente, di alcuni materiali che sembrerebbero, almeno in apparenza, non aver alcun legame con il rogo del 2017…