Da una parte l’allenamento delle misure, seppur in forma graduale, con un calendario e diverse date da cerchiare in rosso che segnano l’inizio della normalità, dall’altra il virus che continua a circolare, variante dopo variante. Prima la contagiosa Omicron 2, poi la mutazione Xe, che sembra essere ‘sbarcata’ anche in Italia dopo i primi casi che si sono registrati a gennaio nel Regno Unito. E mentre c’è chi spinge affinché le mascherine al chiuso non vengano abolite dal 1° maggio, gli esperti continuano ad urlare alla prudenza, ma sollecitano la campagna di vaccinazione perché solo il booster sembra proteggerci davvero da tutte le mutazioni. Anche dalla ‘new entry’ Xe, che sembrerebbe essere molto più rapida nella diffusione.
I primi casi
Il primo caso di Variante Xe, come già anticipato, è stato documentato per la prima volta il 19 gennaio scorso in Gran Bretagna. E ora sembrerebbe essere arrivata anche in Italia, è molto probabile infatti che circoli nel nostro Paese.
“Dall’inizio della pandemia gli inglesi sequenziano con maggiore intensità e accuratezza – ha spiegato Francesco Menichetti ordinario di malattie infettive dell’università di Pisa al Messaggero -. Ed è altamente probabile che circoli già anche in Italia. Ci troviamo in un momento di massima circolazione e diffusione del virus»“. Poi sulla contagiosità ha dichiarato: “non sappiamo ancora se questa sotto-variante dimostri un vantaggio di crescita”.
I sintomi della variante Xe
Ma quali sono i sintomi di questa nuova mutazione, che è ricombinante? Come ha puntualizzato il virologo ed esperto Menichetti, i sintomi sono ipotizzabili a carico delle alte vie respiratorie, ma potrebbero esserci anche disturbi a carico dell’apparato gastrointestinale. E ancora, potrebbero riscontrarsi tosse, perdita di olfatto e del gusto, proprio come avveniva nei primi casi del virus.
Cosa significa ‘ricombinante’
La variante Xe è una mutazione ricombinante. Questo vuol dire che ‘nasce’ dall’unione tra due lignaggi di Omicron, la Ba1 e la Ba2, come ha spiegato Menichetti. È quindi una variante ‘non ibrida, come la Delta-Omicron’.
La cura e l’importanza del vaccino
Ma veniamo alla cura. Tra gli antivirali, secondo Menichetti, il Molnupiravir è quello che dimostra un’interessante attività. Ma restano fondamentali i vaccini, specialmente il booster (la terza dose) che dovrebbe aiutare a proteggerci contro tutte le mutazioni, anche la nuova Xe.
“Non c’è motivo di ritenere che questa sotto variante possa mettere in crisi l’effetto protettivo di chi ha ricevuto tre dosi di vaccino”, ha spiegato Menichetti, che ha ricordato come “In Italia 1 milione e 200mila over 70 ancora non siano vaccinati”. “Il vaccino serve, perché non è detto che i soggetti fragili e non protetti, se si infettano, alla fine riescano a cavarsela con un raffreddore”. Poi l’invito ad indossare la mascherina al chiuso, ancora fondamentale ora che il virus sembra circolare. E non poco.