Fu una punizione corporale di enorme gravità, una via crucis notturna. L’arresto, le botte. Per il sostituto pg della Cassazione, Tomaso Epidendio, le condanne inflitte in primo grado ai carabinieri imputati nel processo Cucchi vanno confermate. Vano quindi rigettate le richieste di ricorso presentate da parte dei loro avvocati.
In Cassazione vanno quindi confermati i 13 anni inflitti ai carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Stessa cosa, per il pg, per i 4 anni inflitti in appello al maresciallo Roberto Mandolini. L’uomo è accusato di aver compilato il falso verbale di arresto di Cucchi. Sempre secondo il pg va annullata con rinvio, limitatamente al trattamento sanzionatorio, la condanna a due anni e mezzo per falso del carabiniere Francesco Tedesco.
Le motivazioni
Prima l’arresto, poi le botte e la morte sette giorni dopo. Era il 2009 e in quel periodo, a ottobre, moriva Stefano Cucchi, il geometra romano di 31 anni che era stato arrestato per droga dopo essere stato visto cedere delle confezioni in cambio di banconota. Una vicenda sconcertante, una storia, diventata poi film, che di cinematografico non ha nulla. Tutto reale, una battaglia lunga e la sorella Ilaria in prima linea per avere giustizia, per capire cosa è davvero successo a Stefano.
E oggi i supremi giudici della Cassazione sono stati chiamati a decidere se confermare o meno la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma, quella che il 7 maggio dello scorso anno ha condannato a 13 anni per omicidio preterintenzionale i due carabinieri, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Loro che sono accusati del pestaggio mortale. In secondo grado, invece, è stato condannato per falso Roberto Mandolini, all’epoca comandante della stazione Appia, e a due anni e mezzo Francesco Tedesco, per lo stesso reato.
Il motivo della conferma di oggi va ricercato nei “futili motivi” del pestaggio. Nel corso della requisitoria, il magistrato ha sottolineato che “tutto è drammaticamente grave, ma concettualmente semplice: eliminiamo gli schiaffi, le spinte e i calci, quindi domandiamoci se ci sarebbero state la frattura della vertebra e la lesione dei nervi. La risposta è palesemente negativa”.
Morte di Stefano Cucchi: le parole della sorella
“È un momento di grande tensione – ha dichiarato all’Ansa il legale della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo. Speriamo che venga messa fine a una verità giudiziaria che ormai tutti sappiamo ed è ora che venga affermata in modo definitivo”. “Questa vicenda processuale ha restituito fiducia e speranza a tante persone: spero che questa fiducia non venga delusa”. Lo ha detto Ilaria Cucchi, entrando in Cassazione con l’avvocato Fabio Anselmo. “È una vicenda estenuante, siamo stremati ma siamo arrivati fin qui e abbiamo fiducia nella verità”, ha aggiunto il legale.