Guerra in Ucraina. I dettagli contano, anzi, sono fondamentali. Soprattutto durante una crisi bellica come quella in Ucraina innescata dall’attacco premeditato della Russia di Putin. Nelle ultime ore, però, i negoziati e la diplomazia sembra stiano facendo alcuni (faticosi) passi avanti, a cui ha contribuito anche il Presidente Draghi, con una chiamata diretta al leader del Cremlino.
Draghi, quella chiamata al Cremlino per la pace
I due leader sono rimasti al telefono per oltre 45 minuti. Un ‘dettaglio’ di non poco conto. Una telefonata lunga, intensa, senza video e nessuna immagine. Solamente parole in modalità classica (sovietica verrebbe da dire). Alla fine del colloquio tra i due, esce immediata la nota dal Cremlino, in realtà una stringa di due righe, una per ogni argomento affrontato. La nota di Palazzo Chigi, invece, verrà diramata circa un’ora dopo la telefonata, ma più articolata, sebbene comunque soppesata a dovere.
I dettagli sono importanti: Putin richiama dopo la caduta della linea
Ancora dettagli: la diversa lunghezza, la diversa intensità delle parole, la diversa prospettiva. E poi un altro dettaglio ancora, forse il più importante: prima di chiudere la chiamata, la linea cade, ed è stato proprio il capo del Cremlino a richiamare Mario Draghi: questa volta è lui a fare lo sforzo del primo passo. Del resto, l’esordio di Draghi non poteva lasciare che la chiamata terminasse senza una conclusione degna: «Presidente Putin, la chiamo per parlare di pace», così ha iniziato il nostro Premier.
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Due argomenti affrontanti durante la conversazione
Ricordiamo, che i due non si sentivano al telefono in modo diretto da prima dello scoppio della guerra, quando all’epoca era imminente una visita di Draghi a Mosca, poi mancata a causa dei bombardamenti. Tornando a quella nota diramata da Palazzo Chigi a un’ora dalla conversazione, pare siano due i punti sui quali ha insistito il capo del governo: il cessate il fuoco e i corollari di un accordo sulla sicurezza sostenuto da garanzie di ordine internazionale, un accordo che prevede la partecipazione attiva anche dell’Italia.