E’ stato disposto il sequestro preventivo del molo D per la «persistente inosservanza da parte dei datori di lavoro delle disposizioni previste dalla legge a tutela della salute dei lavoratori, culminata, nonostante apposite prescrizioni e diffide della Asl Rmd, nella riapertura, in data 17 maggio, della zona interdetta del molo D» precisa il procuratore della repubblica di Civitavecchia, Gianfranco Amendola.
In riferimento alla presenza di diossina Amendola, precisa che «la sua presenza, così come quella di altri inquinanti, è stata riscontrata da alcune rilevazioni dell’Arpa del Lazio, ma è tuttora oggetto di valutazione sanitaria da parte delle autorità competenti e non rientra nelle motivazioni del decreto di sequestro». Il procuratore di Civitavecchia ha annunciato che il suo ufficio «provvederà a revocare il decreto di sequestro del molo D se e quando si accerterà il rispetto delle disposizioni di legge e delle prescrizioni dell’autorità a tutela della salute dei lavoratori».
La Asl Roma D, competente sull’Igiene e la sicurezza dei luoghi di lavoro, ha sottolineato ufficialmente che “per quanto riguarda la determinazione della presenza e della concentrazione di fibre di amianto aerodisperse, il Laboratorio di Igiene Industriale della ASL Roma F di Civitavecchia, competente per la rilevazione, ha comunicato con nota del 22 maggio che i valori ottenuti indicano una situazione di non inquinamento da fibre di amianto”.
Rispetto “al campionamento di sostanze inquinanti aerodisperse presso l’aeroporto da parte di Arpa su richiesta di ASL Roma D – prosegue la nota – si comunica che le prime rilevazioni sono state effettuate presso il Terminai 3 ed il Gate Ca partire dal 12 maggio ed al Terminai 1 quale “bianco” in zona presumibilmente non interessata dagli effetti dell’incendio. Le campionature sono state ritirate in data 14 e 16 maggio da ARPA che ha direttamente effettuato la rilevazione degli inquinanti. La valutazione degli inquinanti rilevati, (in particolare diossine e furani) e del rischio di esposizione è in corso presso l’Istituto Superiore di Sanità (lSS) a cui la ASLRoma D ha affidato l’incarico a supporto del Dipartimento di Prevenzione. Su tali valutazioni si effettuerà una stima dell’esposizione dei lavoratori nelle aree di rilevazione. In settimana è previsto un incontro ISS e Asi Roma D per il perfezionamento del piano di monitoraggio”.
Da evidenziare anche che, da parte sua la società di gestione “ADR Aeroporti di Roma” ha affidato le analisi a due aziende specializzate, “HSI Consulting srl e Biochemie Lab srl su almeno 100 postazioni di lavoro e ambienti in aree limitrofe a quelle colpite dall’incendio, ricercando circa 6000 analiti,” e gli esami “non hanno evidenziato alcun parametro sopra la norma”.
Intanto risultano chiusi nuovamente anche i varchi dei controlli di sicurezza del Terminal 3 per accedere alle aree Schengen ed extra Schengen, i passeggeri sono dirottati nuovamente ai terminal 1 e 2 o 5 per i voli Intercontinentali. Per disbrigare le pratiche di accettazione sui voli i passeggeri ritirano le carte di imbarco nel Terminal 3, per dirigersi poi negli altri Terminal operativi (1,2 e 5) dai quali potersi imbarcare sugli aerei. Per lo spostamento all’interno dello scalo sono disponibili bus navetta che si attestano al T1 e al T5.
Scatta così la protesta dei lavoratori:dalle ore 18,00 di ieri ad oltranza gli addetti al check in sono in sciopero “perchè non ci sono più le condizioni di tutela dei lavoratori”. “Non ci sono le condizioni per continuare a lasciare aperto il Terminal 3: si sono verificati una decina di malori e svenimenti di passeggeri e dipendenti che testimoniano una situazione di insalubrità dell’aria e destano forte preoccupazione per la salute dei lavoratori impiegati nel Terminal 3 e in tutte le aree adiacenti all’incendio avvenuto il 7 maggio”. L’assemblea è stata indetta “per decidere insieme ulteriori iniziative da intraprendere. Il ritardo nella divulgazione dei dati è ormai inaccettabile”.
Massimiliano Gobbi