Droga. Un traffico di cocaina fiorente, attivo e sempre in espansione quello che collegava il litorale laziale con le rotte sudamericane di Panama e Colombia. Località, queste, che non hanno bisogno di presentazioni quando si parla di import-export di droga, in particolare cocaina. Nel marzo del 2019, come fa sapere il Messaggero, Giacomo Madaffari, uno dei capi del traffico di stupefacenti secondo gli investigatori, postava su Facebook una foto che ritraeva un’imbarcazione. Più tardi si scoprirà che era il mezzo attraverso il quale la droga arrivava sul litorale.
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Lo schema operativo del traffico di cocaina
La droga arrivava in quantità enormi, e tutta all’interno di quella famigerata imbarcazione, ben nascosta tra il carbone. L’unico problema, all’epoca, era scegliere bene il porto dove attraccare, perché la concorrenza calabrese avrebbe certamente richiesto un incentivo del 20/30% per ”aiutare” lo sbarco della merce. Lo schema operativo, poi, era rigido e tassativo: ea proprio Madaffari – si legge sul Messaggero, che riprende le carte dell’ordinanza – che coordinava l’operazione di importazione. Poi, il suo collaboratore Gregorio Spanò svolgeva un compito direttivo. Infine, Fabrizio Schinzari curava i rapporti con i fornitori recandosi in Colombia.
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Il laboratorio della droga ad Anzio
Ma non è tutto. La società di malaffare aveva anche messo in piedi proprio ad Anzio un laboratorio artigianale per la raffinazione della cocaina, con l’esano di produzione cinese. Al laboratorio in questione, avrebbe preso parte anche un narcotrafficante colombiano soprannominato Parkinson. Secondo quanto riportato dalle indagini successiva, Spanò commentava con Madaffari uno dei processi di estrazione: «Il giorno che so andato io, so entrato con la sigaretta spenta…certo che è spenta..con i reagenti… i cosi», «mi sentivo asciugato dentro e ho detto pensa a questi qua (a Parkinson e a chi lo fa abitualmente ndr) per quanto gli danno a questi, questi che lo fanno sempre non sono rovinati? Siii la mascherina..la cosa…». Schinzari, poi, diceva a Spanò sull’uso dell’esano per la resa della coca: «La pasta basica se processa, 12 litri di etere 12 litri di acetone». Ma l’esano era stato acquistato e quindi andava usato: «Trentanove mila euro de roba, erano 1.050 litri ho detto compà usalo sto coso eh? Non te inventà un c…., dice io ci provo».