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Cave, le idee dell’avv. Alessandro Pasquazi

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L’avvocato Alessandro Pasquazi – di Cave – è tra le figure più rilevanti, nell’ampia area Prenestina e Casilina, che, in un mix impegno politico e associazionismo cattolico, è da sempre capace di tracciare un quadro d’insieme del composito mondo del Centrodestra.
Il giornalista in firma (in data 16.02.2022) ha avuto una piacevole conversazione con il professionista.
Di seguito un’intervista.
 
In che stato di salute versa il Centrodestra italiano? 
«L’elezione del Presidente della Repubblica, come osservato da moltissimi analisti politici, ha determinato una sorta di implosione della coalizione. 
Alla base di ciò – a ben vedere – l’assenza di un collante tra le diverse forze fatto di condivisione di valori, ideali,principi».
 
Bel problema!
«Forse è stato un bene, in quanto ha costretto le varie componenti al ragionamento in un periodo ove, per troppo tempo, si sono abbandonate le sezioni, i territori, il contatto con la base, a favore dei social, dei selfies, per un mondo sempre più virtuale».
 
Osservata la realtàLei che conosce molto bene il mondo cattolico vede allorizzonte un nuovo attivismo progettuale?
«Nello scadimento generale credo vi sia una grande opportunità, un “dovere” del laicato cattolico, di impegnarsi in politica.
Con il tramonto della DC è finito anche l’impegno politico diretto dei cattolici poiché si è sostituito l’essere testimoni dei valori della dottrina sociale della Chiesa alla strumentalizzazione dei principi tanto da farne – e questa è una antinomia – elemento di divisione».
 
Continui 
«Lo sbandierare ai quattro venti rosari o slogan che richiamano alla fede ha svuotato il senso dell’attivismo cattolico tanto da renderlo sempre più ininfluente nella società, financo avversato e
stigmatizzato.
Certamente questo è un processo storico del quale capiremo la portata quando non ci saremo più, ma ritengo indispensabile che i cattolici ritornino ad incidere nella società, non per affermare se stessi, come negli ultimi anni è accaduto, ma per rispondere proprio a quell’appello entusiastico del Santo Padre che, nella sua consueta schiettezza, ha esortato i laici ad entrare in campo e dare il meglio a favore di una politica con la “P” maiuscola (Papa Francesco in occasione dei 150 anni dell’Azione cattolica)».
 
Avvocato Pasquazi, il suo impegno nella vita pubblica? 
«Da tempo, come giurista cattolico, formato e cresciuto nel laicato e nell’associazionismo, sento il
dovere di intervenire nel dibattito politico locale e comprensoriale proprio seguendo l’esortazione del Santo Padre; il tutto condividendo con alcuni amici un percorso teso a incidere più direttamente nella vita politica appunto per essere strumento – e non protagonista – di un fine molto più grande di me e di noi stessi».
 
Più diffusamente? 
«Il periodo è quello che è e, il solo affermare queste verità (che sono estremamente banali), si entra subito nel mirino di chi ti guarda con ludibrio, se non con ostilità, poiché si vorrebbe ridurre i cattolici, e questo è il pericolo, a qualcosa di politicamente corretto che sia ben attento a non proclamare il proprio credo e non affermare la propria identità, intesa come valore positivo di inclusione, solidarietà, vicinanza ai più poveri, indifesi, messi ai margini di una società che tutto è meno che inclusiva».
 
Politica e territorioche dire? 
«Il nostro comprensorio (Monti Prenestini) è uno specchio fedele della crisi valoriale (e di personaggi) che affligge la politica a livello nazionale.
Alle sezioni che forgiavano gli attivisti e formavano la classe dirigente, si
sono sostituiti i social, gli slogan e l’apparenza».
 
La Sua posizione? 
«La mia identità culturale è ben salda nell’area moderata (Forza Italia) e, parlando della mia appartenenza politica, non posso che confermare – da responsabile di partito sul territorio – come non vi sia più quella
filiera che renda il parlamentare, nazionale o regionale, collegato alla sua base, a servizio della stessa, dalla quale un tempo proveniva».
 
Approfondendo 
«Il perché vi sia un astensionismo
altissimo e la nascita di movimenti e gruppi di mera protesta dovrebbe far riflettere su quanto la politica debba riscoprire sé stessa e quanto dia una immagine di sé sempre più elitaria.
Ecco perché il cattolico ha il dovere di entrare, o meglio, tornare in politica».
 
Lei e la Città di Cave un rapporto antico
«La mia esperienza (sin da bambino) è stata quella nell’associazionismo cattolico, il volontariato e nell’oratorio. L’esser cresciuto in un contesto estremamente formativo quale la banda musicale della Città, certamente mi consente di conoscere le questioni che affliggono il territorio e riflettere sulle possibili cause, per poi trovare le soluzioni».
 
La Politica di Cave
«La Città ha un grande bacino elettorale moderato ma, e non è un caso, da oramai 20 anni non riesce a trovare una sintesi che consenta una proposta politica forte, credibile e soprattutto unitaria».
 
Per il futuro? 
«Insieme ad altri amici –  e con la adesione entusiastica del Sindaco Angelo Lupi – siamo riusciti, oramai da qualche mese, a rimetterci seduti insieme, attorno ad uno stesso tavolo, ed iniziare a valorizzare tutto quello che ci unisce, rispetto quanto ci divide.
L’importanza dell’apertura del discorso – a cui accennavo – per chi, appartenendo ad una medesima matrice culturale specifica, quella del cattolicesimo sociale e liberale, che non può che ispirare l’impegno politico».
 
Che potrebbe accadere? 
«E’ questa la grande sfida: fare di Cave, come sovente nel passato è accaduto, un laboratorio politico che riporti al centro i contenuti piuttosto che le persone, che ponga come pregiudiziale, non lo slogan, ma i valori testimoniati da persone formate».
 
Un sogno nel cassettoper la Politica locale
«Cave merita di essere centro nel comprensorio per favorire la nascita di una nuova generazione di politici giovani (preparati e formati) che possa dare rappresentanza in Regione, e magari anche oltre i confini laziali, ad un territorio che, parlando di centrodestra, ne è sempre stato sprovvisto».
 
In definitiva
«Coinvolgere i più giovani, valorizzare i tanti movimenti associativi cavesi, essere coerenti perché tutti si sentano partecipi (indipendentemente dalle proprie provenienze) di un progetto è una sfida che si può e deve vincere.
Siamo sulla buona strada e sono certo che, se continuiamo in questo percorso, Cave ed il territorio faranno grandi cose per un rilancio della socialità e quindi dell’economia e del progresso».
 
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