Notte di fuoco la scorsa notte a Roma nord. E mentre gli investigatori sono al lavoro per individuare le cause del rogo che ieri notte ha coinvolto l’istituto Alberto Sordi nel quartiere Torrevecchia, insieme alle fiamme divampano le polemiche. E tra i residenti si fanno strada le più disparate ipotesi. Una vera e propria odissea quella vissuta da genitori e alunni del plesso che si protrae ormai da anni ed è costata persino una poltrona allo stesso assessore alla Scuola Cultura e Sport Daniele Mancini che il 4 luglio 2018 presentò le proprie dimissioni dal XIV Municipio adducendo “improvvisi e immediati motivi personali.”
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Ditte “inadempienti” rimosse dall’incarico, varianti progettuali, con gli alunni costretti negli ultimi tempi a vivere e a studiare in quello che somigliava più a un cantiere che una scuola. Non usa mezzi termini un rappresentante del comitato dei genitori che lottano da anni per recuperare la struttura. “Sulla Sordi, se venisse avviata un’indagine, molte altre poltrone dovrebbero saltare in questo municipio insieme a diverse figure all’interno della scuola” e incalza: cattiva politica, infiltrazioni mafiose…Hanno portato via una intera cucina industriale e nessuno ha detto nulla né sporto denuncia. Hanno approvato lavori fermi da anni, mai partiti, e per ragioni politiche li hanno fatti partire solo sotto la giunta Raggi!” Vox populi, vox dei, recita un’antica sentenza. Ai nostri giorni la voce del popolo rimbalza tra le chat e i social. Ed il giudizio è ancora più impietoso. “Botti di Capodanno? Petardi? Non facciamo ridere… – dichiara uno tra i tanti testimoni dello scempio – episodi ricorrenti come i bus che prendono fuoco, palazzine, officine, baraccopoli… la cronaca di Montemario e dintorni ne è piena… non possono essere casuali. Interferenze in appalti pubblici per la ricostruzione di siti danneggiati o per l’acquisto di nuovi automezzi, a questo viene da pensare.” Secondo il nostro testimone che ci ha contattato in privato e che per ovvie ragioni vuole restare anonimo, non ci sono dubbi. Si tratterebbe in sostanza di manovre della criminalità organizzata. Mafia. O piuttosto, ‘ndrangheta.
PAPERINO, TOPOLINO E…LA BANDA BASSOTTI
Non ha torto il nostro testimone. Venivano chiamati con i nomi degli amati personaggi disneyani due dei boss di una efferata ‘ndrina della provincia di Reggio Calabria, collegati in linea diretta con i delitti della famigerata banda della Magliana. I loro discendenti si sono insediati oggi indisturbati, nella zona di Roma Nord, occupando case abusivamente e rubando la corrente ad ignari onesti cittadini. Detengono allevamenti abusivi (ad alto rischio zoonosi), crescono molossoidi per farne cani da combattimento, organizzano rally, modificano auto rubate utilizzandole per i loschi traffici del clan. E spadroneggiano, minacciando con arroganza e intimidazioni chi occupa anche solo per pochi istanti un parcheggio privato. Che privato – di fatto – non è ne sarà mai, in barba a tutti gli articoli del Codice Civile. Lo scorso anno, ad agosto, prendeva fuoco inspiegabilmente una officina meccanica sulla Trionfale. Di molte auto rimasero solo rottami carbonizzati. Sul proprietario, morto dopo lunga agonia, calò un inquietante muro di silenzio.
Rosanna Sabella