Roma. Si segue la pista dell’omicidio. O almeno questa sembra essere l’ipotesi maggiormente convincente per gli inquirenti che si stanno occupando del caso e che mantengono il massimo riserbo sulla questione. La dinamica della morte dell’operaio egiziano trovato morto con mani e piedi legati in un’intercapedine di un complesso popolare di viale Giorgio Morandi, a Tor Sapienza. Si chiamava Gala Emad Mohammed Abou Elmaatu.
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I primi passi delle indagini dei Carabinieri di Montesacro vanno dunque nella direzione del giallo. Prima del drammatico ritrovamento, era stato dato una allarme di scomparsa, precisamente il 12 dicembre scorso da parte del fratello ed altri connazionali. Dunque, sarebbe stato picchiato e successivamente immobilizzato. Infine, gettato nella fognatura che scorre sotto i palazzoni di via Giorgio Morandi. L’autopsia, che si svolgerà nelle prossime ore, sarà decisiva per comprendere le dinamiche dell’uccisione.
Il testimone anonimo a Roma
La novità consiste nel fatto che un testimone, che vuole rimanere anonimo, ha deciso di confessare ciò che ha visto al noto quotidiano La Repubblica, che riporta così le sue parole: ”Da giorno 12 ho visto che nel terrazzino di Gala che qualcuno ha iniziato a ammassare diversi mobili e sacchetti che emanavano anche un forte puzzo. Come se qualcuno volesse coprire qualcosa. E uno dei suoi coinquilini è sparito tre giorni fa”. La testimonianza conferma la plausibilità dell’omicidio e del successivo tentativo di occultamento. Tuttavia non è facile scavare nel giro di conoscenze di Gala Emad. Tutti dicono di non aver visto niente e tutti sono concordi nel dire che era una brava persona senza problemi con nessuno.