Tre donne si perdono nella capitale: non sanno come ritornare al loro albergo. Un autista Atac, alla fine del servizio, si offre di riaccompagnarle con la propria macchina. Non è una storia d’altri tempi ma è successa recentemente a Roma. Questa sembra un’altra favola natalizia, come quella dell’idraulico e dell’anziana, ma anche questa volta si tratta della realtà. Per chi non è di Roma la capitale può essere una vera giungla con le sue strade, i molteplici mezzi e le omonimie delle strade. Ma, talvolta, ci sono ancora cavalieri, anche se non indossano l’armatura e non hanno il cavallo bianco. In questo caso, invece, portava una divisa Atac e “cavalcava” un autobus 881.
Roma, autista “cavaliere”: il racconto
«Autista, gentleman d’altri tempi», così si legge sulla pagina Facebook “Atac Roma“. E, in effetti, il titolo è davvero azzeccato. Era domenica sera, e Gianni L., prestava servizio sulla linea 881. Era alla fine dell’ultima corsa quando si rende conto che, sull’autobus, sono rimaste tre donne. Sono spaesate, non sanno come rientrare in albergo. Il signor Gianni «si rende conto dall’accento che non sono di Roma». Infatti vengono dalla Sardegna, sono in città per lavoro e si sono perse. Le tre signore gli chiedono come fare per tornare, ma «all’una di notte non ci sono più molte alternative», così l’autista suggerisce loro di prendere un taxi. Poi, offre un’alternativa: se aspettano che finisce di lavorare può riaccompagnarle lui con la sua macchina. Le tre donne ringraziano e accettano per poi salutarlo una volta giunte a destinazione. La vicenda potrebbe finire qui, ma, invece, accade dell’altro.
Il seguito della storia
Le tre signore non hanno dimenticato quella gentilezza, qualcosa che potrebbe sembrare una sciocchezza per alcuni ma, invece, le ha toccate profondamente. Così lo ringraziano pubblicamente: «E’ stata una persona gentilissima e molto disponibile, non credo che altri avrebbero avuto tale accortezza nei riguardi di tre sconosciute». Anche il signor Gianni commenta l’accaduto: la situazione lo ha coinvolto emotivamente, lui ha una moglie e due figlie e si è immedesimato: come avrebbe potuto lasciarle sole in una città sconosciuta? E’ dal 1988 che fa questo lavoro, e ci prova al meglio. Questa volta, possiamo dire, che è andato ben oltre. «Grazie Gianni per aver fatto quel qualcosa in più, che fa la differenza.» Queste le parole che chiudono il post su Facebook. Ed è vero: sono i piccoli gesti che, il più delle volte, fanno grandi differenze. Se non per tutti, almeno per qualcuno.