La società Colle Verde non retrocede dalla volontà di costruire nella discarica di Albano un maxi-biogas da 80mila tonnellate all’anno di organico da raccattare in mezzo Lazio. Non sono bastati (almeno per il momento) i quattro pareri negativi di altrettanti Enti Pubblici (comune di Albano, Città Metropolitana di Roma, Asl Roma 6 e Soprintendenza Archeologica) e le osservazioni di forte contrarietà presentate all’Ufficio Rifiuti Lazio da cittadini, associazioni e comitati territoriali.
In una nota del 29 novembre inviata a Vito Consoli, capo dell’Ufficio Rifiuti Lazio, gli affittuari del Gruppo riconducibile al grande imprenditore del settore rifiuti di Roma e dintorni, Manlio Cerroni, hanno chiesto la chiusura immediata della fase preliminare dell’iter burocratico e di procedere spediti verso la trasformazione delle vecchie autorizzazioni classe 2009 del TMB (l’ex frullatore per soli rifiuti indifferenziati andato a fuoco il 30 giugno 2016) in un Parere Autorizzatorio Unico Regionale per la costruzione del maxi-biogas, attività burocratica che in gergo tecnico prendo il nome di ‘variante’.
Arpa Lazio: “10 pozzi su 10 inquinati”
Non dimentichiamoci che a settembre scorso l’Arpa Lazio ha certificato un grave e profondo inquinamento di 10 su 10 pozzi di controllo interni al sito: le analisi sono state rese pubbliche da Marco Moresco, consigliere comunale di Albano. Stessa cosa ad ottobre: 3 dei (soli) 4 pozzi esaminati da Arpa sono risultati contaminati da elementi chimici pericolosi per salute e ambiente. Da quella stessa falda acquifera attingono anche le centinaia di pozzi al servizio delle case e attività commerciali dell’area, a cavallo tra Albano ed Ardea, con tutti i rischi igienico-sanitari ed ambientali che si possono anche solo immaginare.
Asl Roma 6: “Criticità di rilievo”
La stessa Asl Roma 6, unico Ente competente in materia igienico-sanitaria, in un parere del 25 ottobre scorso aveva difatti già ampiamente sottolineato “che il sito ricade in un’area interessata da inquinamento diffuso della falda idrica” su cui gravano – così si legge tra le carte – “criticità di rilievo per l’area in esame (vista, ndr) la distanza dell’impianto in progetto dalle zone residenziali”.
Città metropolitana: “Biogas è un nuovo progetto”
La Città Metropolitana di Roma, in un ulteriore parere sempre del 25 ottobre 2021, aveva invece sottolineato che “il progetto presentato (relativo al biogas, ndr) sia qualificabile come un nuovo progetto, quindi non come modifica delle autorizzazioni del 2009 che permettevano l’esercizio del vecchio TMB (ossia del frullatore per soli rifiuti indifferenziati bruciato nell’incendi del 30 giugno 2016, ndr), ma più opportunamente come nuovo rilascio di Autorizzazione”, facendo proprie le tesi che i cittadini, da mesi, hanno denunciato a più riprese alle Procure di Velletri e Roma. Anche la Soprintendenza Archeologica di Roma e provincia, una sorta di costola del Ministero della Cultura, in un parere del 14 ottobre ha formalizzato una lista di integrazioni al progetto del maxi-biogas, che sarebbe uno degli impianti industriali di questo genere tra i più grandi d’Europa, lunga un chilometro.
Malizia: “Nel 2016, intorno a Roncigliano, tumori +34%”
“Siamo pronti alla guerra di trincea – attacca Amadio Malizia, presidente dell’Associazione Salute Ambiente Albano, molto attiva sul tema rifiuti – questi signori, se ne fregano se 10 pozzi spia su 10 interni alla discarica sono inquinati. 2 anni fa dichiaravano a mezzo stampa di voler dialogare con il territorio e con i cittadini. Tra il 2007 ed il 2010, le donne residenti entro un raggio di 5 km dalla discarica di Albano si ammalavano di tumori ai polmoni del 69% in più della media regionale, sempre per le donne le leucemie erano a +60%. Nel 2016, uomini e donne residenti entro il raggio di 5 km dalla discarica di Albano sono colpiti da tumori il 34% in più degli altri. Perché gli Enti pubblici non impongono una chiusura e bonifica immediata della discarica? Facciamo un appello pubblico ai comuni di Albano e Ardea, alla Asl Roma 6, all’Arpa Lazio, ai magistrati delle Procure di Roma, ai poliziotti e carabinieri della zona. Abbiamo il dovere, tutti insieme, di ricordare al Gruppo Cerroni ed ai suoi affittuari che la Legge e la Giustizia sono davvero uguali per tutti, nessuno escluso, e che la nostra vita ha un valore che non può essere calpestato”.