Nettuno, rimossa la targa con frase di Dante Alighieri sul monumento che ricorda i Martiri delle foibe. Sull’episodio, che ormai risale a qualche giorno fa, è tornato a parlare Emanuele Merlino (Presidente Comitato 10 Febbraio) che lo ha definito un “Atto inqualificabile”, e sul quale “qualcuno ne dovrà risponderà” invitando “il Sindaco Coppola a dare spiegazione”.
Targa delle foibe rimossa, torna a parlare il Comitato 10 febbraio
“Con una delibera della Giunta comunale di Nettuno (Roma), approvata all’unanimità il 17 settembre dell’anno scorso, è stata accolta la proposta del Dottor Pietro Cappellari, fiduciario locale del Comitato 10 Febbraio, di intitolare il giardino compreso tra Via XXIV Maggio, Via S. Maria e Via IV Novembre alla memoria dei Martiri delle foibe e dell’esodo istriano-fiumano-dalmata. Il giardino, ripulito dai volontari, ha preso quindi ufficialmente il nome di “Parco della Rimembranza e dei Martiri delle foibe”, si legge in una nota.
“Un’importante pagina di democrazia e memoria storica per la nobile città di Nettuno – dichiara il presidente nazionale del C10F, Emanuele Merlino – purtroppo sporcata nei giorni scorsi da ignoti che hanno divelto la targa apposta sul monumento. L’apposizione della targa, i cui costi sono stati integralmente sostenuti da noi, era stata autorizzata con delibera di giunta il 17 febbraio 2021. E, ovviamente, il testo inciso era stato inviato all’amministrazione comunale, con PEC, precedentemente all’approvazione stessa”.
“Forse la rimozione è motivata dalla sinistra polemica politica che contestava l’utilizzo della frase dantesca del IX canto dell’Inferno: “sì com’ a Pola, presso del Carnaro ch’Italia chiude e suoi termini bagna”. Polemica sterile, che paradossalmente avrebbe causato la “censura” del Sommo Poeta proprio nel 700° anniversario della morte. Successivamente alla rimozione, il consigliere comunale Genesio D’Angeli ha presentato una denuncia penale per capire chi ha tolto la targa e con quale motivazione. Infatti, una volta deliberata l’apposizione, l’epigrafe non è più di proprietà personale di nessuno ma di tutta la città e, per rimuoverla, occorre una delibera, che non risulta esserci stata. Se fosse stato un atto unilaterale del Sindaco, sarebbe gravissimo, oltre che illegittimo”.
“Vogliamo, quindi, che venga fatta luce sulla vicenda – prosegue Merlino – che la targa sia rimessa al suo posto e se ci sono stati reati venga perseguito il responsabile materiale e chi ha ordinato l’asportazione della targa. In particolare, chiediamo al Sindaco Alessandro Coppola di spiegare cosa sia successo. Chiamiamo a raccolta le forze sane della città – conclude il Presidente del C10F, Merlino – affinché sia unanime la condanna contro chi nega le foibe e cerca di nascondere la storia e i drammi vissuti dalla popolazione italiana al confine orientale d’Italia.”