Usura a Pomezia: ecco la storia esclusiva, che racconteremo nel dettaglio nel numero cartaceo de Il Corriere della Città in uscita domani, di un imprenditore taglieggiato contemporaneamente da più strozzini. Telefonate a tutte le ore. Intimidazioni. Pressioni. La voce amichevole che improvvisamente cambia tono e si fa minacciosa, incutendo terrore e ansia per la sorte dei propri familiari. Un incubo senza fine, almeno fino a quando Fabrizio (nome di fantasia) prende coraggio e denuncia uno dei due usurai.
Il primo arresto: l’ex pugile diventato usuraio
Del primo arresto hanno parlato tutti i giornali: l’usuraio era un ex pugile, Francesco Lomasto. A seguito di alcuni problemi finanziari dovuti a un debito milionario con Equitalia, l’imprenditore si era rivolto all’ex pugile per avere dei soldi in prestito, 250 mila euro. Lomasto, vedendo in lui un ottimo “affare”, gli fa la sua offerta: i soldi gli verranno dati in 5 tranche da 50 mila euro, mentre la restituzione deve avvenire con un tasso mensile del 10%, ovvero il 120% annuo. In più, immediatamente, l’imprenditore deve ricomprarsi un appartamentino che aveva appena venduto a 55 mila euro a Lomasto, ma a 80 mila euro, facendogli così guadagnare ben 25 mila euro netti in pochi mesi. Inizia così un incubo che lo porta a pagare 350 mila euro nel giro di 3 anni, con un residuo di 140 mila euro di debito, destinato a non essere mai estinto. E poi favori, orologi e gioielli quando non c’è la possibilità di avere accesso ai soldi contanti. Ad oggi sono state sei le udienze presso la X Sezione Penale di Roma.
Questa è la “storia vecchia” e conosciuta. Ma ce n’è un’altra, che nessuno ancora sa.
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Il secondo usuraio e i “legami” con il campo rom
L’imprenditore, infatti, non era taglieggiato solo da Lomasto. Per poter pagare il fisco – con cui ha un debito di un milione e 700 mila euro – e nel contempo far fronte al debito contratto proprio con l’ex pugile, ‘Fabrizio’ aveva bisogno di altri soldi. Grazie all’intermediazione di un comune conoscente, aveva dato in affitto, nell’ottobre del 2018, uno dei suoi appartamenti, comprensivo di box auto, a un certo Sergio C.
Ed è proprio lui che, quando ‘Fabrizio’, nel dicembre 2019, si trova nell’impellente bisogno di avere a disposizione soldi per pagare i suoi debiti, si offre di aiutarlo con un prestito “a fermo” di 50 mila euro. Ma, ovviamente, come per tutti i prestiti usurari, non si tratta di soldi suoi: l’uomo sottolinea che dietro ci sono “quelli del campo rom di via Pontina” per far capire che potranno esserci brutte conseguenze in caso di mancato pagamento delle rate.
Il prestito a tassi usurari: 120% annuo
Il prestito offerto da Sergio ha condizioni ben precise: dei 50 mila euro offerti, con tasso al 10% mensile, gli interessi del primo mese vengono scalati subito. I due si incontrano il 13 dicembre del 2019 presso un bar di via Pontina, all’entrata nord di Pomezia, e da lì si allontanano di circa un chilometro per raggiungere un edificio dove avviene la consegna del denaro già decurtato degli interessi del primo mese: all’imprenditore vengono quindi consegnati solo 45 mila euro. Sergio specifica che il 13 di ogni mese dovranno essere consegnati 5 mila euro di interessi, cosa che l’imprenditore riesce a fare puntualmente fino a marzo. Poi, a causa del Covid (ricordiamo che l’uomo stava nel frattempo pagando anche Lomasto), il 13 aprile porta a Sergio solo 2500 euro, consegnandogli l’altra metà 4 giorni dopo. Maggio viene pagato puntualmente, ma a giugno ‘Fabrizio’ chiede di poter dilazionare i pagamenti all’interno del mese con frazioni da 1000 euro ogni 6 giorni, mantenendo comunque la cifra originaria dei 5000 euro mensili.
Ma l’usuraio si indispettisce e da quel momento inizia a minacciare sia verbalmente che tramite messaggi l’imprenditore, oltre a fare pressioni e a sottrargli merce di vario tipo.
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La casa, l’automobile, i mobili
L’usuraio, anche se l’imprenditore riesce sempre a saldare il suo debito entro il mese, infastidito dal fatto che i 5000 euro non fossero in una sola soluzione, inizia a pretendere (e ottenere) mobili gratis per la sua casa in affitto e per quella della figlia. Ma non solo: minaccia anche di impossessarsi dell’appartamento di ‘Fabrizio’ chiudendolo e non pagando più il canone di locazione. Poi, non contento, gli chiede anche un’auto di lusso. “Ma scusa un attimo – gli chiede in modo ostile – una macchina da darmi tu ce l’hai, qualche macchina?”.
“Io con la gente ci ho parlato, adesso il 13 dicembre rivogliono tutti i soldi, non vogliono più andare avanti a queste condizioni”, minaccia Sergio il 19 novembre del 2020. L’imprenditore ribadisce che in 11 mesi ha pagato 55 mila euro di interessi, senza mai saltare alcuna rata: “Mi sembra di essere corretto”, prova a difendersi. Ma il carnefice qualche giorno dopo insiste: “Qua sta degenerando questa cosa, io te lo dico! La gente vuole venire a casa! Vuole che adesso gli lascio la casa, vedi a che punto siamo arrivati? Io te faccio le cortesie, ma questi sono pezzi de m…, mi chiamano ogni due giorni”.
L’arresto
È proprio dopo queste minacce che ‘Fabrizio’ non ce la fa più. È psicologicamente distrutto. Anche se non paga più l’ex pugile, arrestato a maggio, la pandemia ha rallentato i suoi affari e capisce che non riuscirà mai a saldare il debito con l’usurario. Dopo 11 mesi, infatti, la quota capitale è ancora intatta, nonostante abbia pagato già 55 mila euro, più i 5 mila iniziali. Deve decidere se crollare o andare avanti.
All’arresto di Sergio si è arrivati grazie alla tenacia dei carabinieri di viale Asia che, dopo la vicenda Lomasto, hanno approfondito le indagini, realizzando che ‘Fabrizio’ era coinvolto anche in altri contesti che vedevano protagonisti personaggi di Pomezia e portandolo, nel novembre 2020, a denunciare anche questa vicenda, che ha messo in luce la presenza nel territorio pometino di una fitta rete di usurai appartenenti alla criminalità organizzata i quali vessano a vario titolo imprenditori, commercianti e artigiani del territorio.
I carabinieri hanno quindi concordato con la vittima un appuntamento con l’estorsore per il 29 dicembre 2020, giorno in cui doveva essere effettuata la consegna di una delle rate. Non appena Sergio ha preso in mano il denaro, i militari dell’arma sono intervenuti e hanno arrestato il 41enne, nato a Roma, ma di origini dell’est Europa, arrestandolo in flagranza di reato.
Il 22 giugno si è svolto, presso il Tribunale di Roma, il processo, che ha visto la condanna di Sergio a 3 anni di reclusione e 6000 euro di multa e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. L’uomo, in sede processuale, ha confessato ogni sua colpa, ammettendo di essere l’unico autore del reato (i fantomatici uomini del campo rom erano stati inventati per mettere ansia e paura alla vittima), ha restituito il denaro preso come interesse, oltre alla chiave dell’appartamento ed ha accettato di risarcire la Federazione italiana Antiracket a cui la vittima si è appoggiata durante tutto il percorso. In questo modo non ha avuto aggravanti della pena. Da ulteriori indagini non si esclude che ‘Fabrizio’ possa essere vittima di altri usurai pometini, oltre a Francesco Lomasto e a Sergio, pertanto le indagini dei carabinieri continuano alacremente.
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