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Covid, i gruppi sanguigni più a rischio: i risultati dello studio italiano

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correlazione covid e gruppi sanguigni

Un nuovo studio condotto dall’Istituto Italiano di Tecnologia ipotizza una correlazione tra l’infezione Sars-Cov-2 e i gruppi sanguigni. I risultati del lavoro sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PLoS One. Questa, non è la prima ricerca in questo settore. Infatti l’anno scorso gli scienziati dell’università di Nantes hanno teorizzato che il virus replicandosi all’interno del corpo che lo ospita acquisirebbe sia delle molecole dei globuli rossi sia quelle di altre cellule. Poi quando il virus passa da un individuo ad un altro, il sistema immunitario della persona che viene infettata reagisce attaccando ‘l’intruso’ e fermando così l’infezione sul nascere. 

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Possibile correlazione tra Covid e gruppi sanguigni

Non tutti i gruppi sanguigni sono tra loro compatibili. Questo perchè nell’organismo ricevente ci sono diversi antigeni che scatenano la risposta immunitaria e la conseguente produzione di anticorpi. Infatti, la classificazione dei gruppi sanguigni viene effettuata sia sulla base degli antigeni presenti nei globuli rossi, sia in base agli anticorpi presenti nel siero. Ora, lo studio effettuato dagli scienziati dell’Istituto Italiano di Tecnologia ha mostrato che l’infezione da Coronavirus potrebbe seguire lo stesso modello delle compatibilità di sangue che viene usato per le trasfusioni. 

Quali sono i gruppi sanguigni maggiormente a rischio 

Le persone con gruppo sanguigno AB potrebbero dunque essere infettati da chiunque e infettare solo persone con gruppo sanguigno AB. Invece le persone del gruppo 0 sarebbero i principali vettori dell’infezione riuscendo a contagiare chiunque e ammalarsi di meno. A supporto di questa ipotesi c’è anche l’incidenza del gruppo 0 nelle zone dove si sono registrati alti livelli di contagio come l’Italia e il Sud America. Invece, nei paesi asiatici il virus si sarebbe diffuso in mono meno capillare per via della maggiore diversità dei gruppi sanguigni, che ne avrebbero ostacolato la diffusione. 

I ricercatori sono arrivati a queste conclusioni analizzando una grande quantità di dati pubblici sulla distribuzione dei gruppi sanguigni in 78 paesi. Se le loro ipotesi dovessero essere confermate avremo in nostro possesso un’ulteriore arma per combattere il Coronavirus e tutte le infezioni di questo genere. Questi risultati potrebbero portare allo studio di nuove misure di contenimento in caso di focolai, utili per esempio nei posti di lavoro o per quanto riguarda la composizione delle aule scolastiche. 

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