Credevano di poter aggirare i controlli e di fare i furbi, ma invece così scaltri non sono stati perché ora chi ha acquistato su Telegram i Green Pass falsi rischia una denuncia. Ebbene sì, i furbetti del certificato verde ora sono minacciati proprio da chi ha messo in vendita i documenti, anche a caro prezzo. Tutto questo per non vaccinarsi o per non fare un tampone mettendo a rischio, però, la propria salute e quella degli altri, ignari magari di trovarsi al ristorante al chiuso con chi ha presentato sì il Green Pass. Ma falso.
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Green Pass falsi su Telegram: acquirenti ricattati dai venditori
C’è chi ha protestato in piazza contro il Green Pass, c’è chi ha parlato di dittatura sanitaria e chi, totalmente contrario al documento entrato in vigore venerdì scorso, ha pensato bene di aggirare i controlli. Come? Acquistando le certificazioni false sul web. E non se l’è di certo cavata con pochi euro. Insomma, pensavano di fare i furbi, ma ora proprio loro sono minacciati da chi ha venduto i Green Pass falsi e rischiano una denuncia.
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Il professore Matteo Flora sui social non ci ha pensato due volte a dire la sua sulla questione, non nascondendo un velo di sarcasmo e ironia: “Può una truffa essere talmente bella da configurarsi come Arte?. La risposta è sì, e la migliore è quella ai danni dei No Vax che ha visto la luce nelle scorse ore. Come forse sapete i “No Green Pass” hanno acquistato, a caro prezzo (150€-350€) su gruppi Telegram che avete visto su tutti i quotidiani, nonostante fosse palese che i pass NON POTEVANO essere contraffatti. Ora si sono aggregati in gruppi di “utenti delusi” quando hanno scoperto che il FO****O GENIO dietro quei gruppi non solo non era in grado di generarli, ma proprio non ha intenzione di consegnarli. Scoperto l’inghippo ora vogliono indietro i loro soldi, altrimenti minacciano di denunciare alla Polizia chi glieli ha venduti”.
Come un cane che si morde la coda, la palla dagli acquirenti passa ai venditori che di tutta risposta minacciano denunce dal canto loro: ” Questi gruppi Telegram – spiega Flora – ora hanno detto ai clienti che hanno ordinato e pagato (e inviato i loro documenti, codice fiscale e carta d’identità) che, o pagano un riscatto di 350€ in Bitcoin, oppure diffonderanno i documenti online e faranno avere loro i nominativi di chi ha tentato di truffare lo stato alla Polizia”. Saranno gli stessi che erano contrari all’App Immuni per la questione della Privacy, tirata forse troppe volte in ballo?