L’istituto nazionale delle malattie infettive Spallanzani di Roma, è a un punto di svolta nella lotta al Coronavirus. Francesco Vaia, il direttore dell’INMI, ha annunciato che sono pronti a somministrare i monoclonali ai soggetti sani.
“Una via parallela al vaccino“ ha dichiarato Vaia, per raggiungere l’immunità. Il discorso è questo: gli anticorpi che in terapia hanno dato ottimi risultati ora potranno essere sfruttati anche come profilassi, dunque per chi non è malato. Non si tratta di un’utopia o uno studio secolare: “Contiamo di essere pronti per settembre” ha detto Vaia.
Covid: l’immunità passiva con i monoclonali
La sperimentazione è iniziata per aiutare i soggetti non-responder: coloro che non sono in grado di produrre anticorpi in autonomia. Ad esempio chi è guarito dal Covid o ha fatto il vaccino ma non ha sviluppato livelli di immunità alti. Di pari passo tale strategia è applicabile anche su larga scala: i monoclonali potrebbero diventare un metodo di prevenzione per il coronavirus.
Il punto è molto semplice – come spiega Vaia – “Il vaccino è in grado di produrre anticorpi per evitare che nel paziente, in caso di contagio, si sviluppi la malattia grave e quindi il ricovero in ospedale. Ma non sono tutti in grado di produrre questi anticorpi o di produrne abbastanza. Per questo parliamo ora di monoclonali come profilassi. Per questi soggetti, ci sarà la possibilità di rivedere direttamente i monoclonali, si tratterebbe della cosiddetta immunità passiva“.