La variante Delta del Covid continua a tenere banco in Europa. Si tratta di una delle numerose mutazioni che sta tuttavia divenendo predominante in molti paesi, uno su tutti il Regno Unito che solo ieri ha fatto registrare nuovi 20mila casi. In molti sostengono che sia più contagiosa della versione “standard” dal virus ciò nonostante, al momento, prendiamo ad esempio ancora il caso inglese, non si accompagna ad un aumento di casi gravi e soprattutto di decessi. Ciò significa che i vaccini si stanno rivelando comunque efficaci evitando quantomeno il progressivo peggioramento della malattia.
Efficacia vaccini contro la variante Delta, i risultati degli studi
E proprio su questo si stanno incentrando i recenti studi. Ovvero: quanto e in che modo sono efficaci i vaccini sulla variante Delta? Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Nature ha rivelato che i vaccinati con la doppia dose con Pfizer sviluppano anticorpi in grado di neutralizzare la variante Indiana (o Delta). Un gruppo di ricercatori di Moderna ha effettuato test simili ma in questo caso la ricerca è in fase preliminare: ad ogni modo è emersa la capacità del vaccino di contrastare tutte le varianti fin qui emerse.
E ancora. Per ciò che riguarda AstraZeneca un gruppo di ricerca in una lettera pubblicata su Lancet, rivista scientifica inglese, ha confermato l’efficacia del siero (sempre dopo la doppia dose) di contrastare la variante. Altri studi, come quello della Public Health England, un’agenzia del ministero della Salute britannico, parlano di un’efficacia del 30% in media dopo la prima dose che sale all’80% dopo il completamento del ciclo vaccinale o con Pfizer o con AstraZeneca.
No casi gravi
In questo momento storico così delicato, dove molti paesi sono usciti dalla fase acuta della seconda ondata, il discrimine dell’aggravamento dei casi di contagio appare quanto mai determinante. I numeri, al momento, danno ragione alla campagna vaccinale. Insomma, crescono i contagi ma per ora, dove si è vaccinata gran parte della popolazione, non aumentano i casi gravi (ricoveri, terapie intensive o morte).